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Aumenta il risparmio precauzionale: liquidità e PIL destinati a convergere nel 2020

L'incertezza causata dal Covid ha tagliato i consumi e incrementato la propensione al risparmio degli italiani. Ma le risorse immobilizzate su conti correnti e depositi bancari non giovano né ai singoli risparmiatori, né al Paese.

Con la nuova ondata della pandemia, aumenta il risparmio precauzionale degli italiani, che cercano riparo nella liquidità.

I dati di settembre presentati nell’ultimo bollettino mensile dell’Abi, Associazione bancaria italiana, indicano un incremento dell’8% della liquidità sui depositi rispetto allo stesso periodo del 2019. In valore assoluto, parliamo di 1.682 miliardi, in aumento di 125 miliardi rispetto ai 1.671 miliardi di fine agosto.

Il trend è ancor più impressionante se consideriamo che il PIL nel 2019 era stato di 1.787 miliardi. Secondo l’analisi del Sole 24 Ore, liquidità sui depositi e PIL tenderanno a convergere nel corso del 2020, per effetto dell’aumento della prima e della riduzione del secondo. Questo, tuttavia, non è positivo.

Aumenta il risparmio precauzionale degli italiani

La ricerca annuale Acri-Ipsos, presentata in occasione della 96ª Giornata del risparmio, evidenzia che Covid-19 blocca i consumi e fa schizzare i risparmi degli italiani che, spaventati dal futuro, rimandano anche gli investimenti preferendo la liquidità.

In particolare, il 58% degli intervistati ha risposto di aver risparmiato facilmente, ovvero senza troppe rinunce, perché, anche per effetto del lockdown, si sono ridotte le occasioni di consumo, al netto dei beni essenziali. Questa percentuale di italiani guarda con soddisfazione agli ultimi 12 mesi, periodo durante il quale è accresciuto il proprio accantonamento di riserve.

Nell’approccio al risparmio, prevale la volontà di mettersi al riparo dai rischi, in vista dell’incertezza del futuro. Pensare a un orizzonte temporale di 10 o addirittura 20 anni intimorisce il 57% degli italiani.
Basse prospettive per i giovani, lavoro instabile e mancanza di risparmi cumulati su cui contare, nonché la tutela della salute sono le grandi incognite da cui si cerca di rifuggire facendo leva sulla rete parentale e sull’impegno a prevenire le malattie e a curarsi. Il 18% degli italiani non riuscirebbe a far fronte, con mezzi propri, a spese impreviste pari a 1.000 euro, e il 58% non potrebbe affrontare un esborso di 10.000 euro.

La scarsa efficienza dei risparmi è legata alla modalità di gestione, o meglio, di “non gestione”. Il 35%, infatti, non pianifica né definisce delle finalità. Resta inoltre maggioritaria a propensione alla liquidità, con il 63% che preferisce non investire i risparmi. C’è una leggera flessione positiva di chi è interessato ad investire, che passa dal 34% del 2019 al 35% del 2020.

Perché la “non gestione” dei risparmi fa perdere famiglie e Paese

La ricerca mette in evidenza luci ed ombre del risparmio.

Partiamo dalle ombre. Innanzitutto, sul fronte della gestione delle risorse, immobilizzare i risparmi non è una scelta a costo zero, poiché gli accantonamenti non gestiti vengono erosi dall’inflazione e dai costi di gestione degli stressi strumenti in cui è detenuta la liquidità.

A luglio, un’analisi del Corriere della Sera dava conto di una perdita del 30% di ricchezza potenziale in termini reali su risparmi rimasti fermi in banca negli ultimi 15 anni. Al contrario, una gestione appropriata del portafoglio, che preveda una diversificazione degli asset in linea con le esigenze del risparmiatore, metterebbe al riparo dalle perdite e potrebbe consentire di cogliere le opportunità di maggiore redditività.

Inoltre, se è vero che aumenta il risparmio precauzionale, ciò non vuol dire che gli italiani siamo meno “esenti” dai rischi. Utilizzare i risparmi per coprire un periodo in cui non è possibile lavorare (per infortunio, malattia, perdita del lavoro) vuol dire depauperare gli accantonamenti. Al contrario, se si utilizzassero soluzioni ad hoc (polizze per puri rischi, sanità integrativa) si potrebbe mantenere intatto l’ammontare dei risparmi, che potrebbero così essere impiegati per finalità diverse.

Anche il Paese subisce una perdita a causa dell’immobilizzazione dei risparmi privati, che potrebbero essere impiegati invece per sostenere l’economia reale: a questo scopo il legislatore ha dato origine, per esempio, ai PIR.

Proprio nella presentazione della ricerca Acri, lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha sottolineato: “La grave situazione economica e le preoccupazioni per la diffusione dei contagi hanno indotto un sensibile aumento del tasso di risparmio di famiglie e imprese. Queste risorse, se adeguatamente utilizzate, potranno contribuire a sostenere una rapida ripresa di consumi e investimenti, una volta domata la pandemia e ridotta l’incertezza sulle prospettive future. È indispensabile creare le condizioni utili a ristabilire un clima di fiducia”.

La consulenza, motore della gestione dei risparmi

Da rapporto Acri-Ipsos  emerge il trend positivo, seppur di un solo punto percentuale, che riguarda gli italiani interessati ad investire i propri risparmi anziché lasciarli sotto forma di liquidità.

Si tratta di una “luce” che può rischiarare il panorama del settore del risparmio. Questo segnale, che arriva in un momento di sfiducia e mancanza di prospettive, è fondamentale, perché è indice di un crescente interesse a gestire meglio gli accantonamenti. E l’input viene probabilmente proprio dall’epidemia di Covid-19, che ha dimostrato l’importanza di poter far affidamento su una buona rete di protezione nei momenti di difficoltà.

In questo quadro, la consulenza può giocare un ruolo fondamentale, sia nel cogliere questo trend di interesse dei risparmiatori verso l’investimento, sia nell’accrescere in Italia la consapevolezza dell’importanza della gestione del risparmio.

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