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Polizze vita per la gestione del risparmio: tra numeri in crescita e post-Covid

L'incidenza delle polizze vita sulle attività finanziarie delle famiglie ha registrato una crescita costante negli ultimi vent'anni, grazie anche ai benefici fiscali. Nel post-Covid, questi strumenti saranno la migliore risposta alla vulnerabilità.

Il peso delle polizze vita per la gestione del risparmio è in costante crescita in Italia. Secondo l’ultimo rapporto di Ania “RimANIAmo Protetti”, nel 2019 le compagnie di assicurazione vita gestivano infatti un risparmio che superava i 770 miliardi, pari al 18% delle attività finanziarie delle famiglie. Un bel balzo in avanti se si pensa che nel 1999 il rapporto tra polizze vita ed attività era del 5%. Il dato italiano è addirittura superiore al 14,2%, media di alcuni Paesi europei come Francia, Spagna, Regno Unito, Germania, Olanda.

Questa crescita si inquadra in un incremento generale di tutti gli strumenti assicurativi. Come riportato in un’analisi del Sole 24 ore, questi rappresentano il 22% sul patrimonio totale del settore private banking rispetto al 16% del 2015.

Una tendenza che neanche il Covid ha fermato e che, probabilmente, è destinata a perdurare anche dopo l’emergenza sanitaria.

Polizze vita per la gestione del risparmio: le ragioni della crescita

L’incremento dell’incidenza delle polizze vita sulle attività finanziarie è andato di pari passo con la riduzione del welfare pubblico, sul fronte pensionistico, sanitario, di tutela rispetto alla capacità di generare reddito a causa di malattia o infortunio.

Le assicurazioni sulla vita svolgono, infatti, un duplice ruolo. Da un lato, sono uno strumento di risparmio alternativo con cui le famiglie investono i propri risparmi, secondo criteri di appropriatezza. Dall’altro, rappresentano una rete di protezione rispetto ad eventi imprevisti che possono impattare negativamente sulla stabilità economica di un’intera famiglia, come la riduzione della capacità lavorativa o la morte prematura di uno dei componenti del nucleo famigliare.

Il legislatore stesso, consapevole che il sistema pubblico da solo non può garantire una copertura totale ai cittadini, ha incentivato la sottoscrizione di polizze vita attraverso importanti benefici fiscali, quali l’esenzione dalla tassa di successione in caso di decesso dell’assicurato o la detraibilità dei premi al 19% (per le Tcm).

Dopo Covid: le prospettive per le polizze vita

L’emergenza sanitaria legata alla diffusione del virus Sars-Cov-2 ha avuto, tra i suoi effetti, quello di radicare un generalizzato senso di vulnerabilità. Nell’epoca dei grandi progressi della scienza e della tecnologia, l’epidemia ha evidenziato come esistano ancora degli eventi imprevedibili che sfuggono al controllo dell’uomo, costringendolo a fare i conti con la propria fragilità.

Accanto a questo cambiamento che riguarda la sfera privata delle persone, altra conseguenza dirompente dell’emergenza Covid riguarda la sostenibilità dei sistemi di welfare pubblici che già negli ultimi anni avevano visto una profonda rivisitazione in ottica di razionalizzazione. Quali saranno, ad esempio, le ripercussioni del calo dei contribuiti versati sul sistema previdenziale?

L’arrivo di ingenti capitali dall’Europa con il Recovery Fund da una parte consentirà di rilanciare l’economia, dall’altra rappresenta un nuovo onere che blinderà la spesa pubblica, per evitare di sovra-indebitare le prossime generazioni.

In questo quadro, le assicurazioni, in particolare quelle sulla vita, si candidano ad un ruolo da protagonisti nell’epoca post-Covid. Grazie alla tradizione consolidata di gestione dei rischi, rappresentano infatti uno strumento di tutela rispetto alla vulnerabilità, che potrà affiancare ed integrare il welfare pubblico.

Per ottimizzare i benefici di questi strumenti, è fondamentale una pianificazione basata sulla consapevolezza di necessità ed obiettivi, attraverso il prezioso lavoro degli intermediari che avranno sempre più un ruolo sociale.

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