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Consulenza nella gestione dei risparmi: gli italiani premiano la competenza

Tra gli italiani che si affidano alla consulenza, prevale un generale senso di soddisfazione per il lavoro dei professionisti a cui si affidano per la gestione dei propri risparmi, con cui tendono ad instaurare relazioni di lungo periodo.

Le dinamiche relative alla consulenza nella gestione dei risparmi sono attentamente analizzate nel nuovo Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, che offre una serie di spunti molto interessanti.

La fotografia generale scattata dal Rapporto dice che, nel complesso, la ricchezza netta delle famiglie italiane in rapporto al reddito disponibile rimane superiore al dato dell’Eurozona, rispettivamente di 8,2% e 7,7% a fine 2018.

Il tasso di risparmio lordo domestico, pari al 10% circa è in lieve crescita per la prima volta dal 2014.

Interessante è capire però come vengono gestiti questi risparmi, partendo dal rapporto con la consulenza.

Consulenza nella gestione dei risparmi: come scelgono gli italiani?

Storicamente, gli italiani tendono a prendere le decisioni di investimento in autonomia o con il supporto di famigliari e conoscenti.

Tuttavia, si sta ormai consolidando il ruolo della consulenza nella gestione dei risparmi, con un 20% che si affida a un consulente finanziario o a un gestore che consulta anche in fase di monitoraggio del proprio portafoglio.

Cosa chiedono gli italiani ai consulenti? La scelta del consulente è guidata prevalentemente dalle competenze del professionista, seguita dalla fiducia che questi riesce a ispirare nel cliente e dalla segnalazione proveniente da un soggetto ritenuto affidabile (famigliari, amici, istituto bancario di riferimento).

La sfiducia, invece, è il disincentivo principale alla domanda di consulenza. In linea con i driver che guidano la scelta del professionista, le aspettative degli investitori nei confronti del consulente riguardano soprattutto le sue competenze, l’assenza di conflitto di interessi e il supporto a decisioni informate.

Come si sviluppa la relazione con il consulente?

La relazione con il consulente è prevalentemente di medio-lungo periodo, come attesta il fatto che il 50% degli investitori assistiti non ha mai cambiato il professionista.

La frequenza dei contatti è generalmente almeno annuale per il 70% degli intervistati, ma può aumentare se ci sono situazioni di criticità.

Nel caso di turbolenze sui mercati finanziari, infatti, il 25% degli investitori assistiti cerca sempre conforto nel consulente e altrettanti vengono contattati dal professionista.

Nell’ambito della relazione con il consulente, prevale la propensione a seguire sempre la raccomandazione ricevuta in circa il 60% dei casi. Meno del 20% si documenta sempre, consultando fonti informative alternative e meno del 5% chiede sempre una seconda opinione.

Tuttavia, solo il 17% sarebbe disposto a seguire un consiglio che non ha compreso senza documentarsi, mentre la maggioranza degli intervistati cercherebbe di approfondire rivolgendosi anzitutto allo stesso consulente, oppure consultando i siti delle Autorità di vigilanza o persone vicine e social network.

Questo implica la necessità di un surplus di competenze e conoscenze da pare dei consulenti, nonché di chiarezza e trasparenza nei rapporti, per mantenere nel tempo la fiducia.

Il quadro che emerge dal Rapporto Consob conferma la bontà del percorso intrapreso, con lungimiranza, da A1 Life, che ha sempre puntato sulla formazione continua dei suoi intermediari, per offrire una consulenza di qualità.

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