Nel mondo reale, però, succede molto spesso. Per fronteggiare la necessità di liquidità, infatti, sempre più italiani chiedono il ritiro anticipato del Tfr. Sia che siano piccole o grandi somme, questo vuol dire che al momento dell’interruzione del rapporto di lavoro, non potranno più contare sull’intera liquidazione.
Cos’è il Tfr
Quando il rapporto di lavoro finisce, per licenziamento, dimissioni o semplicemente raggiungimento dei requisiti per la pensione, al lavoratore dipendente spetta l’erogazione di una liquidazione, il Trattamento di fine rapporto. Introdotto con la legge n. 297 del 29 maggio 1982 al posto dell’indennità di anzianità, all’origine del Tfr c’è la volontà di aiutare i lavoratori a superare le difficoltà economiche che normalmente derivano dalla cessazione di un rapporto di lavoro. In caso di licenziamento, ad esempio, la liquidazione è una sorta di paracadute, per sostenere il lavoratore in attesa che trovi un’altra occupazione.
Quelli che vengono erogati con il Tfr sono soldi dello stesso lavoratore.
Il Trattamento di fine rapporto, infatti, è un capitale maturato negli anni, attraverso trattenute in busta paga. In pratica, invece di versare l’intero salario nelle tasche del lavoratore, una parte viene accantonata dal datore di lavoro e viene erogata alla fine del rapporto di lavoro. Il Tfr, insomma, è un salario differito.
Se l’azienda dovesse fallire o risultasse inadempiente al momento della liquidazione, l’Inps garantisce per il soggetto privato e paga la somma dovuta: un caso unico, perché non avviene la stessa cosa per i contributi pensionistici e i salari arretrati.
Ma quanto vale il Tfr? Il Trattamento di fine rapporto maturato in un anno è pari alla retribuzione annuale, comprensiva di tredicesima e quattordicesima, divisa per 13,5. Inoltre, al 31 dicembre di ogni anno, è prevista l’applicazione di un tasso costituito dalla rivalutazione dell’1,5% in misura fissa, più il 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per operai e impiegati, accertato dall’Istat rispetto al mese di dicembre dell’anno precedente. Sommando questo ammontare per tutti gli anni di lavoro, si ottiene il valore della liquidazione.
Quando si può chiedere l’anticipo del Tfr
Il Tfr dovrebbe essere corrisposto al dipendente alla fine del rapporto di lavoro, ma il lavoratore dipendente da più di 8 anni consecutivi può chiedere al datore di lavoro un anticipo su quanto maturato fino al momento della richiesta, nella misura massima del 70% e solo per spese urgenti rigorosamente documentate.
A regolamentare la richiesta di anticipo del Tfr c’è l’articolo 2020 del codice civile, che definisce con esattezza le ragioni per cui lo si può chiedere:
- spese sanitarie per terapie ed interventi straordinari riconosciuti da strutture pubbliche;
- acquisto della prima casa per sé o per i figli, documentato da atto notarile o con mezzi di prova idonei;
- spese da sostenere durante i periodi di astensione facoltativa per paternità fruibili fino al compimento dell’ottavo anno del bambino;
- spese per congedi di formazione.
In base alla legge n.53/2000 art.7 comma 1, l’anticipo in alcuni casi viene concesso per spese legali (a condizione che la controversia veda come parte il dipendente), spese funerarie (coniuge, parenti entro il 2° grado, altri parenti od affini purché conviventi), sfratti esecutivi non per morosità.
Sull’importo ricevuto, vanno pagate le tasse, come stabilito dall’art. 11 del decreto 252/2005. Per gli anticipi per spese acquisto prima casa, ristrutturazione, l’aliquota applicabile all’importo di TFR anticipato è pari al 23%.
L’anticipo del Tfr può essere ottenuta una sola volta nel corso del rapporto di lavoro e viene detratta a tutti gli effetti dal Trattamento di fine rapporto.
Nuove tendenze: sempre più italiani fanno richiesta di anticipo del Tfr
I dati per il 2013 non sono ancora disponibili, ma il trend degli ultimi anni è consolidato ed è in crescita.
Il motivo principale per cui le famiglie richiedono l’anticipo del Tfr è il bisogno di liquidità.
Se in passato, poi, si richiedevano importi contenuti, negli ultimi anni buona parte di chi chiede un anticipo del Tfr prende tutto il consentito, ovvero il 70%. Difficilmente, però, gli importi sono tali da consentire l’acquisto di una casa. Per questo, il Tfr è usato sopratutto per risrutturazioni o per pagare parte dei mutui.
Il vantaggio di chiedere l’anticipo del Tfr per affrontare delle spese importanti per prima casa o salute è che si tratta di soldi propri, per cui, rispetto ad un prestito da una banca, non si devono pagare interessi. Inoltre, poiché i datori di lavoro devono rispondere positivamente alla richiesta, si tratta di soldi che sicuramente verranno erogati, anche in breve tempo.
Ci sono, però, anche dei limiti. Innanzitutto i requisiti formali, perché bisogna essere dipendente da almeno 8 anni di uno stesso datore di lavoro per accedere all’anticipo. Inoltre, i soldi non possono essere usati per qualunque spesa, ma ci sono delle indicazioni ben precise.
C’è poi la questione più importante: al momento della cessazione del rapporto di lavoro, non si potrà più contare sull’intera liquidazione, perché quanto preso con anticipo non viene reintegrato. Quindi, ci si dovrà accontentare di ciò che resta. E ritorniamo, così, alla domanda di partenza: meglio un po’ di liquidità oggi o l’intera liquidazione domani? E del resto, ci sono alternative per avere subito liquidità, viste le difficoltà di ottenere prestiti dalle banche?
Un piano di accumulo ha questa funzione: si accantonano dei risparmi, da utilizzare in caso di necessità. Anche qui sono soldi propri, che si mettono da parte e che, rispetto all’anticipo del Tfr, possono essere usati per qualunque spesa si voglia affrontare, senza limiti, e mantenendo intatta la liquidazione. Certo, ci sono dei vincoli contrattuali, perché normalmente questi piani hanno una durata almeno decennale e uscire in anticipo rispetto a quanto concordato può non essere vantaggioso. L’ideale è essere previdenti e iniziare sin da giovani.
Un’altra soluzione può essere quella di utilizzare entrambi questi strumenti: l’anticipo del Tfr per soddisfare nell’immediato l’esigenza di liquidità, e insieme avviare o mantenere un piano di accumulo per integrare la liquidazione (ormai ridotta) nel futuro.
Come diciamo sempre, non ci sono soluzioni predefinite. Tutto dipende dalle esigenze delle famiglie. Il suggerimento è sempre di affidarsi ad un consulente assicurativo di fiducia, che possa consigliare la soluzione più idonea alle esigenze.
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