Avviati a inizio 2017, i Pir sono uno strumento di investimento a medio termine, che si focalizza sull’economia reale.
I risparmi sono investiti attraverso strumenti finanziari come obbligazioni, azioni e quote di fondi di investimento legati ad imprese, anche di piccole-medie dimensioni, con stabile organizzazione in Italia.
Genesi dei Pir: il legame con l’economia reale
In Italia i Pir sono stati introdotti dalla legge di bilancio 2017, ma il progetto parte da più lontano. Nel 2011 il legislatore aveva previsto queste soluzioni di investimento, anche per allinearsi a quanto già accadeva in altre realtà europee. Questi strumenti esistono, infatti, in Paesi come la Francia, dove si chiamano Plan d’Epargne en Actions, e l’Inghilterra, Individual Saving Account.
Lo scenario in cui nascono i Pir è caratterizzato da due grandi temi.
Da una parte, le famiglie tendono a trattenere i risparmi sotto forma di liquidità, perché temono la volatilità dei mercati e non si accontentano dei rendimenti quasi nulli dei titoli di stato.
Dall’altra, ci sono tantissime Pmi, fondamentali per la crescita economica del Paese, che, a fronte del credit crunch delle banche, hanno bisogno di nuove fonti di credito.
Nelle intenzioni del legislatore, i Pir dovrebbero coniugare due interessi:
- offrire ai risparmiatori un’opportunità di investimento, innalzando il livello di diversificazione dei portafogli;
- fornire alle piccole e medie imprese nuovo capitale per investire e crescere.
A chi sono rivolti i Pir?
I Pir sono destinati solo alle persone fisiche (quindi sono escluse le persone giuridiche).
Possono assumere varie forme (fondi, conti titoli, gestioni patrimoniali) e contenere diverse forme di prodotti finanziari (azioni, obbligazioni, Etf, depositi e conti correnti). La composizione dei portafogli deve naturalmente rispettare le limitazioni previste dalla legge, che pone, tra gli altri, un vincolo ben preciso: la maggior parte delle risorse vanno investite in strumenti finanziari emessi da imprese stabilite in Italia, e, in particolare, piccole e medie imprese.
La soglia minima di investimento è di 500 euro mentre quella massima è di 30 mila euro annui.
È prevista una durata minima 5 anni, per dare alle imprese la possibilità di fare affidamento sulle risorse ricevute per un orizzonte temporale medio-lungo.
Per incentivare i risparmiatori ad usare questi strumenti, sono stati previsti interessanti vantaggi fiscali. I redditi da capitale e i rendimenti saranno infatti esentati da imposte qualora l’investimento venga mantenuto per più di 5 anni, con la possibilità di continuare a investire anche oltre questo orizzonte temporale.
Per i risparmiatori si tratta di uno strumento che consente di diversificare il proprio portafogli, investendo in economia reale e con interessanti vantaggi fiscali.
Le cifre minime e massime previste li rendono accessibili anche ai piccoli e medi risparmiatori, che hanno così un’alternativa rispetto alla liquidità o al tenere gli accantonamenti sul conto corrente.