La situazione straordinaria determinata dall’emergenza Covid e dalle sue conseguenze sul fronte economico ha portato all’adozione di una manovra da 40 miliardi in cui trovano spazio diverse novità sul fronte previdenziale. Sono previste, infatti, dilazioni nel pagamento dei contributi previdenziali, nonché la conferma di formule di flessibilità in uscita.
Le novità per le pensioni nella Finanziaria 2021
Esonero dal pagamento dei contributi previdenziali
Per gli autonomi e i professionisti danneggiati dagli effetti economici della pandemia dovuta al Covid-19, la Legge di Bilancio ha previsto l’istituzione di un Fondo da 1 miliardo presso il Ministero del Lavoro. Tale fondo provvederà a coprire l’esonero parziale dei contributi previdenziali, ad esclusione dei premi dovuti all’Inail, dai lavoratori autonomi e dai professionisti iscritti alle gestioni previdenziali dell’INPS (commercianti, artigiani, coltivatori diretti, professionisti iscritti alla gestione separata) e dai professionisti iscritti alle altre forme previdenziali obbligatorie. Il beneficio è esteso anche ai medici, agli infermieri e agli altri professionisti ed operatori sanitari assunti per l’emergenza Covid-19 e già in quiescenza.
L’esonero vale per chi, nel 2019, ha percepito un reddito complessivo non superiore a 50.000 euro ed abbia subito un calo di fatturato o dei corrispettivi nell’anno 2020 rispetto all’anno 2019 non inferiore al 33%.
Si tratta di una novità perché, fino all’approvazione della Finanziaria, era stata prevista solo la sospensione dal versamento dei contributi e non un vero e proprio esonero contributivo a sostegno di autonomi e professionisti. Vero è, d’altra parte, che la norma non è ancora pienamente operativa, perché per l’attuazione della misura occorrerà un decreto interministeriale Lavoro-Economia.
Nona salvaguardia per gli esodati
Con la Legge di Bilancio è stato dato il via libera anche allo stanziamento di circa 100 milioni di euro per salvaguardare 2.400 esodati fino al 2026.
Come è noto, appartengono a questa categoria quei lavoratori che si sono trovati penalizzati dall’entrata in vigore della Legge Monti-Fornero sulle pensioni, poiché, nel 2011, erano disoccupati, avevano siglato accordi per la cessazione dal rapporto di lavoro dipendente o erano occupati in rapporto di lavoro dipendente a tempo determinato. Con l’entrata in vigore delle regole pensionistiche della Monti-Fornero, questi lavoratori si sono trovati improvvisamente nel limbo: troppo giovani per andare in pensione, troppo anziani per rientrare nel mondo del lavoro fino al raggiungimento dei nuovi requisiti pensionistici.
Con la nuova salvaguardia, gli esodati potranno usare regole di pensionamento pre-Fornero, ovvero possono andare in pensione prima rispetto alle regole attuali valide dal 31 dicembre 2011. Visto che i contributi versati non riescono in generale a coprire le pensioni, sono stati stanziati 34,9 milioni per il 2021, 33,5 milioni per il 2022, 26,8 milioni per il 2023 e ulteriori 20 milioni circa fino al 2026.
Per beneficiare della nona salvaguardia, bisogna presentare domanda entro il 2 marzo 2021.
Espansione dell’isopensione
Per il triennio 2021-2023, le aziende ed i lavoratori a fine carriera possono contare sul maxi-scivolo per anticipare la pensione fino a 7 anni. La Finanziaria ha infatti ampliato l’isopensione, strumento introdotto dalla legge Fornero per condurre alla quiescenza alcune categorie di dipendenti vicini al pensionamento.
Alla base deve esserci sempre un accordo tra aziende, sindacati e lavoratori. Il meccanismo consente un anticipo dell’età pensionabile sino a 7 anni rispetto alla normativa Fornero a patto che l’azienda esodante corrisponda al lavoratore l’assegno di importo equivalente alla pensione per l’intero periodo di esodo, sino al perfezionamento dei requisiti per il pensionamento. L’ampliamento di questo strumento dovrebbe supportare le aziende che vogliono ristrutturarsi a seguito dell’emergenza generata da Covid-19, favorendo il ricambio generazionale.
Proroga di Opzione Donna
Resta in vigore ancora un anno Opzione Donna, che consente alle lavoratrici di accedere alla pensione di anzianità con requisiti anagrafici e contributivi più favorevoli, a patto che accettino il ricalcolo del vitalizio interamente con metodo contributivo.
La Legge di Bilancio 2021 ammette al regime sperimentale le lavoratrici nate entro il 31 dicembre 1962 (1961 per le autonome), con 35 anni di contributi. Restano, tuttavia, alcuni limiti. Il requisito contributivo non può infatti essere raggiunto tramite il cumulo dei periodi assicurativi, utilizzando cioè la contribuzione presente in altre gestioni previdenziali (ad esempio la gestione separata dell’Inps, o le casse professionali). Resta, inoltre, in vigore il meccanismo di differimento nell’erogazione del primo rateo pensionistico per 12 mesi (18 mesi per le autonome) dalla maturazione dei requisiti.
Proroga dell’Ape Sociale, ma senza ampliamento delle categorie beneficiarie
La Legge di Bilancio proroga di un anno l’Ape Sociale, ovvero la possibilità concessa a persone disoccupate, caregivers, invalidi e persone che svolgono lavori gravosi di uscire in anticipo dal mondo del lavoro, a 63 anni di età. Non c’è stato, invece, l’ampliamento delle categorie beneficiarie ai lavoratori dipendenti privi dei requisiti contributivi ed assicurativi per la Naspi, come era stato previsto nelle prime bozze della Finanziaria.
Sostenibilità del sistema pensionistico: lo scenario nel lungo periodo
Le novità per le pensioni previste dalla Finanziaria sono tutte sostanzialmente favorevoli ai pensionandi, che vedono così confermate ed ampliate le possibilità di uscita dal mondo del lavoro in anticipo rispetto ai requisiti richiesti dalla norma. Questo, tuttavia, incide sugli assegni che, in casi come quello di Opzione Donna, possono essere addirittura penalizzati, visto che l’applicazione del sistema contributivo è meno favorevole al beneficiario di quello retributivo.
A livello macro, poi, occorre riflettere sulla sostenibilità del sistema previdenziale nel lungo periodo. Come già evidenziato dall’OCSE, l’emergenza Covid sta portando ad una riduzione complessiva dei contributi versati, mentre aumentano le pensioni – incentivate peraltro dalle misure adottate dalla Finanziaria. Questo nel medio e lungo periodo potrebbe far saltare l’equilibrio tra entrate ed uscite, mentre l’accumulo di nuovo debito aggiungerà pressione alle finanze pubbliche.
Difficile, per ora, dire se questo si tradurrà in nuove riforme pensionistiche che penalizzeranno gli importi dei vitalizi o che incrementeranno la fiscalità generale, ma la storia degli ultimi anni ci insegna che non è possibile escluderlo.
In uno scenario di incertezza, diventa sempre più fondamentale pianificare la gestione delle risorse nel medio e lungo periodo, per non lasciarsi cogliere impreparati da eventuali riforme previdenziali future.
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