Migliaia di prestazioni ambulatoriali, esami diagnostici, interventi programmati non urgenti sono saltati durante l’emergenza Covid-19, allungando le liste d’attesa per le visite mediche. Finita la fase più acuta dell’emergenza negli ospedali, tra le priorità per aziende ospedaliere, Regioni e Ministero della Salute c’è proprio quella di garantire i servizi sanitari arretrati, per evitare di allungare ulteriormente le liste d’attesa.
Secondo i dati elaborati dal Crems (Centro di ricerca in economia e management in sanità e nel sociale) ell’Università “Carlo Cattaneo” per il Corriere della Sera, in assenza di provvedimenti mirati, la durata della lista di attesa d’ora in avanti sarà dai 3 ai 4,1 mesi di media. Di fatto, dunque, il tempo necessario per ottenere una prestazione è destinato a raddoppiare.
Liste d’attesa per visite mediche: l’allarme della FNOPI
“Se non si agisce subito, chi potrà, continuerà a mettere mano al portafoglio ricorrendo al privato per aggirare i tempi di attesa, chi non potrà continuerà ad attendere o rinunciare, magari incappando in complicanze. E tutto questo inciderà sul livello di salute delle comunità, aumenterà in modo drammatico le disuguaglianze e le differenti velocità dei Servizi Sanitari Regionali, senza considerare l’impatto anche dal punto di vista economico sul SSN“.
Questa l’analisi della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche che ha lanciato l’allarme sull’emergenza dei tempi d’attesa, invocando un piano nazionale di rientro per il recupero del’arretrato.
Non che prima dell’emergenza Covid-19 la situazione delle liste d’attesa fosse idilliaca. Secondo il Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti, nel 2018 la situazione era peggiorata rispetto al 2016, con un aumento di tempi per le prestazioni con classi di priorità brevi o differibili. La Corte dei Conti scrive, infatti: “Ciò [il peggioramento dei tempi] è particolarmente netto per le prestazioni “brevi”, quelle che dovrebbero essere garantite entro 10 giorni. Fatta eccezione per le ecografie ginecologiche, registrano un peggioramento tutte le altre prestazioni. Anche nel caso delle prestazioni differibili la quota peggiora in 5 delle otto specialità (oltre alle ecografie ostetriche, segnano un miglioramento le visite cardiologiche e quelle ortopediche)“.
A questo quadro pregresso, si aggiunge ora anche l’ulteriore difficoltà legata alla necessità recuperare le prestazioni differibili/programmabili sospese a causa dell’emergenza Coronavirus.
Migliaia di prestazioni da recuperare: basterà il piano di rientro del Decreto di Agosto?
Non esiste un dato unico a livello nazionale delle liste d’attesa, poiché il monitoraggio è demandato alle Regioni, competenti per la sanità. Tuttavia, per farsi un’idea di cosa stiamo parlando, basti pensare che la sola Ausl di Romagna ha sospeso circa 254.000 prestazioni già prenotate a Cup, nella sola provincia di Bolzano a fine giugno dovevano essere riprogrammate prestazioni per più di 122 mila pazienti di tutta l’Asl.
L’Asl 2 Abruzzo, a metà luglio, aveva comunicato che erano stati sospesi 28.713 esami durante il Covid, mentre l’Umbria ha fatto sapere di non essere riuscita a soddisfare il 63% delle persone in lista d’attesa.
Per rientrare dai ritardi accumulati nell’erogazione di servizi sanitari, nel cosiddetto Decreto di Agosto è stato previsto un “pacchetto salute” da circa mezzo miliardo, per recuperare prestazioni ambulatoriali, screening e ricoveri ospedalieri non erogati a causa dell’emergenza Covid-19, e abbattere così le liste di attesa in sanità. Lo stanziamento aggiuntivo servirà a coprire gli straordinari di medici e operatori sanitari la cui tariffa oraria sarà aumentata.
Dall’entrata in vigore del decreto, dunque, e fino al 31 dicembre 2020, le Regioni e le Province autonome e gli enti del Servizio sanitario nazionale possono avvalersi degli strumenti straordinari. Sarà sufficiente questo piano straordinario? Molto dipenderà dai tempi con cui saranno attuate le misure per ridurre le attese, ma pesa anche l’incognita degli sviluppi dell’epidemia di Covid-19. Se, infatti, si dovesse tornare nella situazione in cui le prestazioni sanitarie ordinarie dovessero essere sospese a fronte di una recrudescenza dell’epidemia, probabilmente neanche il piano straordinario studiato ad hoc basterebbe a recuperare i tempi di attesa, con effetti destinati a durare per i prossimi anni.