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Infortuni sul lavoro, circa 1350 casi al giorno: come tutelarsi?

Seppure in calo rispetto al 2019, i dati sono significativi, soprattutto perché ogni infortunio significa riduzione della capacità di lavorare, oltre che spese da affrontare.

Sebbene il lockdown e la successiva difficoltà delle imprese a riprendere appieno l’attività lavorativa abbiano ridotto gli infortuni sul lavoro rispetto allo scorso anno, i numeri restano ancora molto alti. Secondo il quadro fornito dall’Inail, relativo al primo semestre 2020, parliamo di circa 1350 casi al giorno, che hanno spesso strascichi gravi per chi li subisce e ripercussioni per il contesto familiare.

Ogni infortunio, infatti, porta con sé un corollario di conseguenze che si trascinano nel tempo: danni alla salute e all’integrità fisica, riduzione della capacità lavorativa per periodi più o meno prolungati, spese sanitarie da affrontare nell’immediato per la cura e nel medio e lungo periodo per riabilitazione e controlli.

Infortuni sul lavoro: aumentano quelli mortali

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro giugno sono state 244.896, circa 79mila in meno rispetto alle 323.831 del primo semestre 2019 (-24,4%). Di questi, 217.695 sono avvenuti in occasione di attività lavorativa, mentre 27.201 sono stati quelli in itinere, cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro.

Dall’analisi per classi di età emergono decrementi generalizzati in tutte le fasce, ma più contenuti per i lavoratori tra i 45-64 anni.

Rispetto all’anno precedente, aumentano gli infortuni con esito mortale: sono 570, 88 casi in più rispetto ai 482 registrati nello stesso periodo del 2019 (+18,3%). Anche in questo caso, l’incremento è influenzato dal numero dei decessi avvenuti e protocollati al 30 giugno 2020 a causa dell’infezione da Covid-19 in ambito lavorativo. Si contraddistinguono per un aumento dei decessi le fasce degli over 55, rispetto alla diminuzione registrata nelle altre.

Agli infortuni si aggiungono anche le denunce di malattia professionale, 20.337 nel primo semestre 2020. Ai primi posti tra le malattie professionali ci sono le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e quelle dell’orecchio, seguite dalle malattie del sistema respiratorio e dai tumori.

I limiti del welfare pubblico

A fronte di un infortunio o di una malattia professionale, esistono delle coperture pubbliche dell’Inail per i lavoratori dipendenti che non sempre sono sufficienti a coprire le reali esigenze delle vittime.

Senza entrare nel merito degli importi, è significativo rilevare che ci sono dei paletti di accesso al welfare pubblico: caso emblematico è quello dell’infortunio in itinere, la cui copertura dipende dal mezzo utilizzato per compiere il tragitto casa-lavoro.

A questo va aggiunto che non tutti gli infortuni avvengono sul posto di lavoro. Se non c’è una correlazione con l’attività lavorativa, è l’Inps che eroga una prestazione economica (la pensione di inabilità) nei casi in cui venga accertata l’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa. Nei casi in cui, fortunatamente, non è compromessa in toto la capacità di continuare a lavorare, costi e disagi di infortuni e malattia restano sostanzialmente a carico della vittima, senza possibilità di una copertura pubblica.

Integrare la tutela dagli infortuni con le soluzioni assicurative

Il mondo assicurativo offre delle soluzioni di tutela da infortuni e malattie, anche complementari rispetto alle soluzioni pubbliche.

Secondo il primo bollettino che Ivass ha realizzato per monitorare il comparto salute, emerge una crescita nella raccolta premi pari a 4,7% tra il 2013 ed il 2018. Il trend è positivo, segno che c’è una maggiore attenzione a queste forme di protezione, anche se i numeri sono ancora molto bassi.

Le soluzioni che riguardano la malattia, nonostante una crescita del 33,5% dei premi, ancora rappresentano meno del 7% della spesa sanitaria privata ed è per più del 50% riferibile a polizze collettive.

Il grande ostacolo ad una maggiore diffusione di coperture assicurative per tutelarsi dal rischio di riduzione della capacità lavorativa è soprattutto la consapevolezza. Forte di una lunga tradizione di welfare pubblico, infatti, l’Italia resta uno dei Paesi con maggiore sottoassicurazione in Occidente, nonostante gli strumenti di tutela pubblica siano stati fortemente ridimensionati negli anni.

La consulenza assicurativa ha un ruolo chiave nel diffondere conoscenza e consapevolezza, che sono elementi cardine per assumere una decisione coerente con il proprio profilo.

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