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Pensioni di vecchiaia in aumento: a riposo sempre più tardi

Sono soprattutto le donne a scegliere la pensione di vecchiaia rispetto a quella anticipata perché, per accedere a quest'ultima, servono requisiti che non riescono a raggiungere a causa della discontinuità della carriera.

È boom di pensioni di vecchiaia. Secondo l’ultimo osservatorio dell’Inps, nei primi sei mesi del 2020 sono più che triplicate rispetto allo stesso periodo del 2019.

In particolare, per quanto riguarda il Fondo pensioni lavoratori dipendenti, il più rilevante per numero di iscritti, nel periodo gennaio-giugno 2020 sono state liquidate 34.823 pensioni di vecchiaia contro le 10.700 dello stesso periodo dello scorso anno. Per le donne l’incremento è anche può significativo, visto che si passa da 3.565 a 17.789 prestazioni.

Al contrario, si registra un netto calo di pensioni anticipate, ferme a 97.000, più che dimezzate rispetto alle 204.000 dello stesso periodo del 2019.

Perché aumentano le pensioni di vecchiaia?

Le pensioni di vecchiaia sono prestazioni previdenziali erogate al raggiungimento di un requisito anagrafico, fissato a 67 anni per il 2020. Tale limite è cresciuto negli anni, in relazione all’aumento dell’aspettativa di vita. Proprio l’aumento progressivo dei requisiti, dopo la legge Fornero, aveva accresciuto l’attenzione verso la pensione anticipata, a cui si può accedere se in possesso di un certo numero di anni di contribuzione (nel 2020, 41 e 10 mesi per le donne, 42 e 10 mesi per gli uomini).

I dati del 2020, con l’exploit delle pensioni di vecchiaia rispetto a quelle anticipate, sono sintesi di due fenomeni.

Innanzitutto, si registra il progressivo raggiungimento dei requisiti anagrafici per il pensionamento di vecchiaia dei lavoratori che avevano dovuto rinviare l’uscita dal mondo del lavoro con la Riforma Fornero.

Altro elemento che emerge dall’analisi è che sono le donne ad usare il canale della vecchiaia piuttosto che quello della pensione anticipata, perché a causa delle carriere discontinue, dell’uso di contratti flessibili e del part-time, faticano a maturare i requisiti per anticipare la pensione.

Pensioni di vecchiaia, a riposo più tardi e con assegni inferiori

Accedere alla pensione di vecchiaia o scegliere forme di anticipo ha implicazioni importanti per l’interessato. Innanzitutto, c’è una questione di età. La media di chi è andato in pensione anticipata nel 2020 è stato di 61 anni e 4 mesi (61 per le donne), contro i 67 anni delle nuove pensioni di vecchiaia: parliamo, dunque, di circa 6 anni di differenza.

Anche sul fronte gli importi medi si rilevano delle discrepanze importanti. Il valore per le anticipate è di 1.900 euro contro i 723 euro per le pensioni di vecchiaia. Va detto che queste ultime comprendono anche gli assegni sociali, che abbassano la media; tuttavia, questo tipo di prestazione non basta da solo a giustificare la discrepanza tra le due forme previdenziali.

Il gap, invece, è più comprensibile se si considera il ruolo della contribuzione. Chi può accedere all’anticipata lo fa sulla scorta di un buon numero di anni di versamenti, che invece non sono requisito indispensabile per la vecchiaia (serve solo un minimo di 20 anni di contributi). Una differenza non di poco conto visto che, con il metodo di calcolo contributivo, il vitalizio dipende essenzialmente da quanto si è versato nel corso della propria carriera.

Il report INPS si rivela così molto interessante perché fa intravedere i potenziali trend in termini di previdenza, con un crescente gap tra le diverse forme pensionistiche che rischiano di penalizzare chi non può contare su una carriera lavorativa brillante.

In questo contesto, diventa sempre più indispensabile pensare per tempo a forme di integrazione della pensione, con soluzioni di accantonamento coerenti con le proprie necessità.

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