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Pensioni di invalidità civile: per la Corte Costituzionale sono troppo basse

Con una sentenza storica, la Consulta ha evidenziato che un assegno di poco più di 280 euro al mese per un invalido al 100% viola i diritti costituzionali. Dal 1° agosto via agli aumenti, ma non per tutti.

280 euro al mese sono troppo pochi per chi è inabile al lavoro al 100%: per la Corte Costituzionale, l’importo delle pensioni di invalidità civile è incostituzionale.

È una sentenza storica quella resa nota il 24 giugno scorso dalla Consulta, nell’ambito di una causa intentata da una persona non autosufficiente affetta da tetraplegia spastica neonatale. La Corte ha imposto al governo di porre rimedio ad una evidente stortura, anche se l’effetto non sarà probabilmente quello auspicato.

Pensioni di invalidità civile: perché sono incostituzionali

La pensione di invalidità civile è riconosciuta ai mutilati ed invalidi civili per i quali sia certificata una totale inabilità lavorativa pari al 100%.

Nonostante il nome, non è una pensione in senso stretto, perché si tratta di un sostegno di carattere assistenziale, slegato dal versamento effettivo di contributi. Per avervi diritto, è richiesto un reddito annuo del singolo beneficiario non superiore ai 16.982 euro. Viene escluso dal calcolo, quindi, il reddito percepito da altri componenti del nucleo familiare.

L’esiguità dell’importo dell’assegno, fissato a 285,66 euro per il 2020, è stata spesso al centro di contestazioni. Nel 2008, le organizzazioni delle persone con disabilità avevano raccolto 300.000 firme per proporre un referendum sull’argomento, mai approvato.

Le spese per le cure e l’assistenza, oltre che per il fabbisogno quotidiano e il mantenimento della propria famiglia, si rivelano molto elevate e un assegno di poco meno di 300 euro per una persona che non può lavorare autonomamente non è adeguato a coprirle.

La Corte ha così rilevato la violazione dell’articolo 38 della Costituzione, secondo cui “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria“.

Aumentano le pensioni di invalidità, ma non per tutti

Se il riconoscimento dell’inadeguatezza dell’importo delle pensioni di invalidità è stato salutato come un successo, l’indicazione data dalla Corte per porre rimedio ha però raffreddato l’entusiasmo. Il governo, infatti, dovrà incrementare del 100% l’assegno, portandolo a 516 euro al mese, come stabilito per altri trattamenti pensionistici.

Tale aumento vale per tutti, indipendentemente dall’età, ma è richiesto un requisito di reddito. Il raddoppio è previsto, infatti, solo per gli invalidi civili totali maggiorenni con redditi inferiori o pari a 6.713,98 euro. Ciò significa che per molte persone non cambierà nulla, nonostante il riconoscimento dell’inadeguatezza dell’importo.

La misura sarà approvata nell’ambito del Decreto rilancio, che è in corso di esame in Parlamento. In particolare, dovrebbe essere istituito un fondo con un primo stanziamento di 46 milioni per il 2020, per aumentare le pensioni agli invalidi al 100%. Gli aumenti dovrebbero partire dal 1° agosto, anche se il condizionale è d’obbligo, perché l’iter potrebbe essere più complesso del previsto.

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