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Sanità, liste d’attesa: per 4 italiani su 10 superano i 30 giorni

Molto spesso nella sanità pubblica italiana si aspetta ben più dei 30 giorni consentiti. Il nuovo Piano di Governo delle Liste d'Attesa, introdotto dalla Legge di Bilancio 2019, riuscirà a risolvere il problema?

Quanto sono lunghe le liste d’attesa? Nel 2018 quasi il 40% degli adulti in Italia – circa 20 milioni di persone – ha avuto una o più esperienze di attesa di più di 30 giorni, nonostante sia proprio questo il limite massimo previsto dal Piano nazionale sanitario. Le situazioni più critiche si hanno per le visite specialistiche e gli accertamenti diagnostici, con delle punte nelle attese che hanno superato anche i 120 giorni.

La fotografia del Sistema Sanitario Nazionale viene da un rapporto di European House-Ambrosetti, da cui emerge che gli effetti dei lunghi tempi di attesa pesano sul sistema pubblico e sulle spese delle famiglie.

Aggirare le liste d’attesa? Gli italiani ricorrono a Pronto Soccorso e spesa privata

Secondo il Rapporto, circa la metà (48,5%) di chi ha sperimentato le liste di attesa per le prestazioni delle aziende sanitarie locali ha avuto anche una o più esperienze di Pronto Soccorso. Ciò vuol dire che, a fronte della lunghezza dei tempi di attesa, c’è chi si rivolge al Pronto Soccorso per accelerare l’accesso alle prestazioni sanitarie, con la conseguenza che gli accessi inappropriati vanno ad intasare il servizio di emergenza, creando un circolo vizioso che pesa sulla collettività.

In alternativa, ci si rivolge alla sanità privata, ed in questo caso a pagare, in senso letterale, è il privato. “La tendenza all‘aumento della spesa sanitaria privata e soprattutto di quella out of pocket (ben il 24% in più negli ultimi anni) – scrivono gli esperti – evidenzia uno stato di sofferenza del nostro sistema sanitario nazionale in considerazione di uno sbilanciamento demografico verso la fascia più anziana delle popolazione che genera conseguentemente una maggiore domanda di salute”.

Lo studio mostra come l’incidenza della spesa sanitaria pubblica italiana sul Pil (pari a 6,6%) sia minore della media europea (7,4%) e nei prossimi anni sia destinata a diminuire, con un gap sempre più ampio rispetto agli altri paesi del vecchio continente: Germania, Svezia e Paesi Bassi, ad esempio, spendono più di 4.000 euro l’anno per ogni cittadino, quasi il doppio di quanto spende l’Italia.

Liste d’attesa, 350 milioni di euro in tre anni per ridurle

La legge di bilancio 2019 affronta il tema delle liste d’attesa, con un piano da 350 milioni in tre anni per la riduzione: 150 milioni di euro per l’anno 2019 e 100 milioni di euro per ciascuno degli anni successivi.

Questi fondi andranno a sostenere il nuovo Piano Nazionale per il Governo delle Liste d’Attesa (2018-2020), che prevede una serie di azioni per accorciare i tempi di accesso alle prestazioni sanitarie pubbliche. Tra le novità, ad esempio, è previsto che i medici ospedalieri e delle Asl non potranno più fare attività libero professionale se non rispettano i tempi massimi di attesa per visite, ricoveri e analisi. Inoltre, per i cittadini che non vedano rispettati i tempi massimi di attesa, ci sarà la possibilità di rivolgersi a strutture private o nei reparti solventi di quelle pubbliche, pagando al massimo il ticket, mentre la prestazione sarà a carico dell’Asl. Ci sarà anche maggiore trasparenza nell’informazione, con la presenza sui siti web di Regioni e aziende sanitarie di sezioni dedicate a tempi e liste d’attesa.

È prevista, inoltre, l’istituzione, presso il ministero della Salute, di un Osservatorio nazionale sulle liste d’attesa composto da rappresentanti del ministero, dell’Agenas, delle Regioni e Province autonome, dell’Istituto superiore di Sanità e delle organizzazioni civiche di tutela del diritto alla salute. Tra i suoi compiti, il monitoraggio degli interventi previsti dal Piano e delle criticità, nonché la fornitura di dati e indicatori per il nuovo sistema di garanzia dell’assistenza sanitaria.

Tutti questi interventi dovrebbero migliorare l’accessibilità alla prestazioni sanitarie pubbliche in tempi congrui. Ora sarà importante vedere come e quando le novità saranno implementate e se le risorse stanziate saranno sufficienti a sostenere tutti gli interventi.

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