Con l’approvazione della legge sull’educazione finanziaria, nel febbraio 2017, è stato avviato un processo che punta a portare l’alfabetizzazione finanziaria degli italiani almeno nella media Ocse.
Le indagini campionarie rivelano infatti che nel nostro Paese solo il 37% della popolazione conosce alcuni concetti base del mondo della finanza. Il problema riguarda anche le giovani generazioni: secondo la rilevazione triennale del PISA (Programma per la valutazione internazionale dello studente), in Italia circa il 20% degli studenti quindicenni non riesce a raggiungere il livello di riferimento per le competenze finanziarie, e solo il 6,5% dei ragazzi raggiunge il livello più alto nella scala delle competenze considerate, rispetto a una media Ocse quasi dell’11,8%.
Educazione finanziaria, a che punto siamo?
L’Italia è stato uno degli ultimi Paesi dell’area Ocse a dotarsi di una strategia nazionale per la diffusione dell’educazione finanziaria. A questo scopo nel 2017 è stato istituito il Comitato per l’educazione finanziaria, per provare ad accrescere il livello medio di alfabetizzazione in campo finanziario
«I cambiamenti strutturali che stanno intervenendo nei sistemi pensionistici e di welfare, non più generosi e redistributivi come in passato accanto ai cambiamenti nel mercato del lavoro e nei mercati finanziari pongono in assoluta evidenza e con urgenza il tema dell’educazione finanziaria», spiega Magda Bianco, responsabile del Servizio tutela dei clienti e antiriciclaggio della Banca d’Italia, in un articolo del Sole 24 Ore di gennaio scorso.
Il problema affonda le radici nella scarsa preparazione scolastica su questi temi, che poi viene alimentata da un sostanziale disinteresse nel corso della vita adulta. Secondo la presidente del Comitato, Anna Maria Lusardi, tra le maggiori esperte in campo internazionale sul tema dell’educazione finanziaria, bisogna creare un “eco-sistema”, mettendo insieme più soggetti. In questo senso vanno letti i numerosi progetti che in questi ultimi mesi sono stati firmati con enti diversi per promuovere l’educazione finanziaria. L’ultimo, siglato a fine gennaio, è quello con l’Inail, per incentivare l’educazione finanziaria sul posto di lavoro.
Educazione finanziaria: il ruolo dei consulenti
Nell’importante partita aperta sul fronte dell’accrescimento dell’alfabetizzazione finanziaria tra gli italiani, giocano un ruolo importante anche le realtà che si occupano direttamente di questi temi, come A1 Life.
Ancor prima che si parlasse di educazione finanziaria, la nostra azienda ha sempre investito sulla preparazione della sua rete, nell’ottica di diffondere innanzitutto cultura tra le famiglie, nella convinzione che solo con un adeguato livello di conoscenza di temi che riguardano la previdenza, il welfare, gli investimenti, si può gestire al meglio il proprio patrimonio.
Il ruolo del consulente sarà dunque sempre più importante, non solo come guida per orientarsi nel grande mare dell’offerta assicurativa e finanziaria, ma anche come punto di riferimento per chiarire dubbi, ricevere informazioni e farsi una propria idea, chiara e indipendente. E l’impegno di A1 Life, assunto in tempi non sospetti, continuerà in questa direzione.