Nella manovra finanziaria 2019, la principale novità per la sanità riguarda l’incremento dello stanziamento per il Sistema sanitario nazionale. Nel complesso sono stati previsti 114,4 miliardi di euro per il 2019, con un incremento di un miliardo rispetto allo scorso anno. Inoltre si prevede un aumento di ulteriori 2 miliardi per il 2020 e di un miliardo e mezzo per il 2021. Nel triennio 2019-2021, dunque, si parla di 4,5 miliardi in più.
Sanità: l’aumento dei fondi sarà sufficiente a risolvere le criticità?
La domanda, ora, è se questi fondi riusciranno a sciogliere i tanti nodi del Servizio sanitario nazionale. È molto urgente, ad esempio, la questione delle assunzioni, in particolare per quanto riguarda il rinnovo dei contratti e lo sblocco del turn over in un Paese che, secondo gli ultimi dati Eurostat, ha il record di medici over 55 (54%). C’è poi il tema dei nuovi livelli essenziali di assistenza, al momento privi delle coperture finanziarie necessarie a consentire l’accesso dei cittadini a prestazioni sanitarie che dovrebbero essere garantite gratuitamente.
Secondo fonti autorevoli, l’incremento previsto dalla finanziaria non consentirà di affrontare i temi più urgenti.
Inflazione e crescita del Pil
Innanzitutto, l’aumento annuo rischia di essere assorbito dall’inflazione, per cui finirà solo per coprire l’adeguamento della spesa al tasso di crescita del costo del denaro. Come sottolinea Carlo Parlemo, segretario dell’Associazione medici dirigenti (Anaao-Assomed): “Se è vero che non ci sono tagli in termini assoluti, è anche vero che il finanziamento in termini reali, considerando l’inflazione, è in calo“. Per Palermo, quanto stanziato “non permette di portare a conclusione la partita dei contratti e insieme l’erogazione dei nuovi livelli essenziali di assistenza”.
Inoltre, gli incrementi previsti per il 2020-2021 (3,5 miliardi) sono legati alle previsioni di crescita del governo: se il Pil aumenta meno del previsto, sarà minore anche la cifra a disposizione della sanità pubblica.
Il Patto per la salute: tre mesi di tempo per sbloccare 3,5 miliardi di euro
Un’altra ragione che ha alimentato perplessità circa la bontà della manovra in tema di sanità è il fatto che gli aumenti dei finanziamenti nel 2020-2021 non saranno automatici bensì subordinati ad un nuovo Patto per la salute tra Governo e Regioni, da siglare entro il 31 marzo 2019.
Considerando che la finanziaria è stata approvata a fine dicembre, gli enti dovranno lavorare in tempi record per chiudere un accordo che dovrà contenere misure di programmazione e di miglioramento qualitativo delle cure e dei servizi erogati e strategie di efficientamento dei costi.
In particolare, il Patto dovrà prevedere una revisione del sistema dei ticket per promuovere maggiore equità nell’accesso alle cure, un impegno da parte delle Regioni a migliorare l’offerta per quanto riguarda cronicità e liste d’attesa, ed una valutazione del fabbisogno di medici, formazioni specialistiche e interventi di ammodernamento tecnologico. Nel Patto si dovrà anche favorire l’implementazione di infrastrutture di interconnessione a partire dalla Tessera Sanitaria e dal fascicolo sanitario elettronico.
Dunque “la risoluzione delle problematiche – conclude Palermo – viene demandata a un futuro Patto per la Salute 2019-2021, da realizzare in tre mesi quando l’ultima volta abbiamo impiegato due anni per raggiungere un’intesa”.
Il rischio, insomma, è che l’aumento dello stanziamento per il servizio sanitario pubblico resti soltanto una bella notizia sulla carta.
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