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Pensione con quota 100, Boeri: “A rischio i conti dell’Inps”

La nuova proposta di riforma previdenziale, che anticiperebbe i tempi di uscita dal mondo del lavoro senza penalizzazioni economiche, rischia di mandare in tilt l'equilibrio già precario del bilancio dell'Inps.

Secondo il presidente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, Tito Boeri, la possibilità di andare in pensione con Quota 100 a 62 anni con 38 di contributi e il blocco dell’aggiornamento all’aspettativa di vita per le pensioni anticipate porterà a «un incremento del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future nell’ordine di 100 miliardi».
In altre parole, il provvedimento metterebbe a repentaglio il già delicato equilibrio dell’Inps, che si basa sul bilanciamento tra i contributi versati dai lavoratori (entrate) e le pensioni erogate (uscite).

Vediamo brevemente cosa prevede la normativa e quali sono i timori del presidente dell’Inps.

Pensione con Quota 100, cosa cambia

La riforma introdurrebbe una nuova forma di flessibilità rispetto alla legge Fornero delle pensioni, che resta comunque in vigore; il condizionale è d’obbligo, perché l’iter è ancora in corso, ma i punti cardine sono ormai stati svelati.

In pratica, ai lavoratori sarebbe offerta la possibilità di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro fino anche a cinque anni e senza penalità. La riforma sulla pensione di vecchiaia prevedrebbe un’unica combinazione di requisito anagrafico e contributivo per centrare l’uscita, ovvero 62 anni di età e 38 anni di contributi. Non sono previste penalità sul valore dell’assegno né un tetto alla contribuzione figurativa che si può far valere per perfezionare il requisito contributivo.
Non potrebbero, invece, beneficiare dell’anticipo coloro che raggiungono quota 100 sommando 63 anni di età e 37 di contribuzione, oppure 64 e 36, 65 e 35, 66 e 34. Questo perché i 7 miliardi di euro stanziati non sarebbero stati sufficienti a coprire gli ammanchi contributivi per tutti i lavoratori dai 63 ai 66 anni di età che avrebbero potuto beneficiare di Quota 100.

Altro punto importante riguarda la pensione anticipata che, ad oggi, consente di uscire dal mondo del lavoro in base all’anzianità contributiva. Per il 2018, sono richiesti 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 e 10 mesi per le donne. Tale requisito in teoria sarebbe soggetto all’adeguamento all’aspettativa di vita, che scatta ogni due anni: nel 2019, si dovrebbe passare a 43 anni e 3 mesi per gli uomini, 42 e 2 mesi per le donne, ed entro il 2050 si dovrebbe arrivare a 45 anni e otto mesi per i lavoratori, 44 e 8 mesi per le lavoratrici. La riforma prevedrebbe di bloccare l’adeguamento automatico all’aspettativa di vita per le pensioni anticipate già dal 2019.

Boeri: “Con Quota 100, sistema previdenziale a rischio”

Consentire l’anticipo della pensione con un minimo di 62 e anni 38 di contributi e annullare l’indicizzazione alla speranza di vita per i requisiti contributivi nella pensione anticipata porta a un «incremento del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future nell’ordine di 100 miliardi» tanto che «il sistema previdenziale è a rischio».
Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri in una audizione alla Commissione Lavoro della Camera. Con la riforma, la spesa crescerebbe senza un analogo aumento dei contributi, sbilanciando l’equilibrio dell’Inps. «Non basteranno due giovani neo assunti per pagare la pensione di uno che esce» prevede Boeri.

Secondo le stime dell’Inps, l’introduzione delle nuove norme porterebbe già nel 2021 a un incremento di 1 punto di Pil della spesa pensionistica. Quota 100 e il blocco dell’indicizzazione dovrebbero costare 8,5 miliardi il primo anno, per arrivare a 16 miliardi nel giro di tre anni. Secondo Boeri questi provvedimenti avvantaggeranno soprattutto gli uomini con redditi medio alti e i lavoratori del settore pubblico, mentre saranno penalizzate le donne che hanno accettato in questi anni di andare in pensione prima, al costo di pesanti riduzioni sull’assegno, con la cosiddetta “opzione donna”.

Ma sono soprattutto i giovani, secondo il presidente dell’Inps, a essere gravati dal peso della riforma. «Pesanti – ha sottolineato – i sacrifici imposti anche ai giovani su cui pesa in prospettiva anche il forte aumento del debito pensionistico. Non possiamo esimerci dal lanciare un campanello d’allarme riguardo alla scelta di incoraggiare più di 400mila pensionamenti aggiuntivi proprio mentre si avviano al pensionamento le generazioni dei baby boomers e il numero di contribuenti tende ad assottigliarsi. È un’operazione che fa aumentare la spesa pensionistica mentre riduce in modo consistente i contributi previdenziali anche nel caso in cui ci fosse davvero, come auspicato dal governo, una sostituzione uno a uno tra chi esce e chi entra nel mercato del lavoro».

Molto forte la conclusione di Boeri: «Non vorremmo che un domani qualcuno dovesse considerare il fatto stesso di percepire una pensione come un privilegio».

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