Investire nei PIR si conferma una scelta vincente per moltissime persone. Come rivelato al Salone del Risparmio dell’Ufficio Studi di Assogestioni, nella conferenza “Il successo dei PIR: numeri e investimenti ai raggi X”, nel 2017 hanno raccolto circa 11 miliardi di euro, pari all’11% della raccolta netta dell’intera industria italiana del risparmio gestito nel corso dei dodici mesi.
I risparmiatori italiani che hanno scelto di investire nei PIR sono già 800.000, numero nettamente superiore rispetto alle iniziali stime governative di 120.000 persone. Inoltre, sono più di 500.000 i sottoscrittori che si sono affidati per la prima volta ai fondi comuni. Il patrimonio dei fondi PIR è stato investito per il 43% in titoli non presenti nel Ftse Mib, il doppio rispetto al vincolo minimo di portafoglio del 21% indicato dalla legge.
L’investimento medio dei PIR ammonta a 13.678 euro, la mediana è attorno ai 10.000 euro: ciò vuol dire che sono strumenti apprezzati dai piccoli e medi risparmiatori. Tra i sottoscrittori di PIR prevalgono gli uomini e, a livello geografico, il Nord-Est.
Investire nei PIR: le ragioni del successo
I PIR si stanno rivelando uno strumento molto apprezzato. Sicuramente piacciono i vantaggi fiscali previsti dal legislatore, ovvero:
- l’esenzione totale dalle imposte sulle rendite finanziarie e sulle plusvalenze di capitale, che, normalmente, vanno da un minimo del 12,5% ad un massimo del 26%;
- l’esenzione dall’imposta di successione in caso di trasferimento mortis causa.
L’esenzione fiscale sui rendimenti rendono i PIR strumenti utili in ottica di risparmio previdenziale. Basti pensare che sui Fondi Pensione viene applicata l’aliquota dell’11% sui rendimenti. Ciò vuol dire che, a differenza di altre modalità di risparmio e a parità di andamento dell’investimento e dei costi, il rendimento maturato con i Piani Individuali di Risparmio va interamente ad integrare la pensione, senza essere eroso da imposizione fiscale.
Inoltre i PIR possono essere intestati anche ai minorenni, per cui una famiglia può decidere di investire in questi strumenti per i propri figli, con un lungo orizzonte temporale che consente di gettare le basi per una integrazione significativa della loro pensione o per realizzare i loro progetti.
PIR: quali prospettive?
I PIR si stanno configurando come strumenti destinati ad essere sempre più presenti nei portafogli anche dei piccoli risparmiatori. Interessante il dato che circa i 2/3 di chi li ha sottoscritti non aveva, in precedenza, mai investito in fondi comuni.
Di PIR ha parlato anche Maurizio Stefanini, Chief Marketing & Communication Officer di A1 Life nella terza edizione di Innovation Village, la fiera annuale dove imprese, professionisti e startup si incontrano con chi produce innovazione, per confrontarsi sull’industria del futuro, che si è svolta a Napoli, dal 5 al 7 aprile scorso. «I PIR sono ad oggi, tra le realtà che più possono aiutare l’economia reale italiana – ha dichiarato – perché permettono alle startup e alle imprese votate all’innovazione di ricevere il supporto economico di cui hanno bisogno. È quindi essenziale diffondere la conoscenza di questi strumenti in tutti i comparti industriali e sensibilizzare al tema gli investitori, comprese le famiglie e i piccoli risparmiatori – un compito a cui A1 Life si dedica da tempo con ottimi risultati».
Secondo l’analisi di Fabio Galli, Direttore Generale Assogestioni, durante il Salone del risparmio, le prospettive dei PIR sono particolarmente rosee. «Il mercato azionario italiano ha molto beneficiato dell’aumento di liquidità, diverse imprese si stanno avviando al percorso, complesso ma premiante, della quotazione. L’effetto sul mercato del reddito fisso diverrà via via maggiore. I risparmiatori vanno accompagnati verso investimenti che possono dare ottimi risultati di rendimento ma che richiedono piena consapevolezza circa la durata e certamente i PIR sono un’idea che potrà trovare fortuna anche all’interno dei futuri piani pensionistici europei, i PEPP».