Novità in vista per la consulenza indipendente.
A livello europeo sono state infatti emanate diverse direttive che riguardano anche l’intermediazione assicurativa. L’iter per il recepimento nell’ordinamento italiano e per l’adeguamento da parte degli operatori è complesso, ma il 2018 dovrebbe essere la data di partenza.
In particolare, sono due le direttive che incideranno sul modo di fare consulenza.
Una è Mifid II, che regola la consulenza sui prodotti finanziari e che amplia la versione precedente (Mifid I) in termini di tutela degli investitori, definizione dei servizi di consulenza indipendenti e adeguatezza della comunicazione.
L’altra è IDD, Insurance Distribution Directive, che introduce novità proprio nell’ambito della distribuzione assicurativa.
Facciamo il punto su entrambe, partendo da Mifid II.
Cosa prevede Mifid II
Pur essendo rivolta nello specifico ai servizi finanziari, Mifid II riguarda anche il comparto dell’Insurance, visto che le soluzioni assicurative sono spesso usate, nella gestione del risparmio, come alternative possibili agli strumenti finanziari.
I pilastri principali su cui poggia Mifid II sono due:
- l’obbligo di trasparenza da parte di chi gestisce gli investimenti;
- la separazione tra la consulenza indipendente e l’attività di chi offre soluzioni per conto di una compagnia assicurativa o di un istituto di credito.
In particolare, Mifid II prevede che i prodotti finanziari siano disegnati e circoscritti in relazione a un target ben preciso, definito in base alle esigenze, alla disposizione al rischio, alle capacità e alle competenze finanziarie.
Allo stesso modo, la distribuzione deve seguire lo stesso principio, ovvero tener conto del profilo dell’utente finale. Questo comporta che le imprese finanziarie debbano dimostrare alle autorità di vigilanza di avvalersi di personale che abbia competenze adeguate e conoscenza dei prodotti che devono essere offerti in linea col profilo dell’utente finale.
In quest’ottica, le imprese non potranno prevedere meccanismi di remunerazione che potrebbero spingere gli operatori a raccomandare determinati strumenti finanziari piuttosto che quelli più aderenti alle esigenze dei clienti.
Sempre nell’ottica della trasparenza, Mifid II rafforza inoltre il potere delle autorità di vigilanza nazionali e sovranazionali, che potranno proibire o limitare la vendita e il collocamento di alcuni strumenti finanziari che potrebbero esporre a rischi eccessivi gli investitori o la stabilità finanziaria del sistema.
Inoltre, Mifid II definisce anche come si deve fare consulenza, a tutela degli utenti finali. Non solo si dovranno fornire le informazioni corrette ma bisognerà anche raccogliere quelle che riguardano i clienti. Quanto conosce i diversi tipi di prodotto? Qual è il suo profilo di rischio? Quali sono i suoi obiettivi? Sarebbe capace di ammortizzare un’eventuale perdita? Sono tutte domande che il consulente dovrà fare durante il suo colloquio; ovviamente, dovrà basarsi sulle risposte per offrire la soluzione più coerente con il profilo dell’interlocutore.
Se il singolo prodotto finanziario è integrato all’interno di un pacchetto complesso, dovrà essere ben chiaro all’utente/investitore non solo il profilo di rischio del singolo prodotto ma dell’intero pacchetto.
Infine, Mifid II impone che sia noto sin dall’inizio il costo comprensivo del prezzo della consulenza, in modo che sia subito chiaro l’ammontare degli oneri e il loro peso sul rendimento atteso. Questa informazione deve essere aggiornata e comunicata una volta l’anno.
Quali scenari per gli intermediari indipendenti?
Le novità normative rappresentano una svolta ed una sfida per i consulenti indipendenti.
Parliamo di svolta perché il ruolo dell’intermediario indipendente esce rafforzato. La consulenza diventa un servizio essenziale in ambito finanziario, visto che per la maggior parte dei prodotti dovrà essere calibrata e distribuita in base alle esigenze ed ai profili dei clienti finali.
La consulenza diventerà sempre più importante. Pensiamo solo alla necessità che i clienti avranno di comprendere al meglio le indicazioni sui rischi di ogni prodotto, che dovranno essere messi nero su bianco con estrema chiarezza. Chi sceglie di investire i propri risparmi dovrà essere totalmente consapevole di ciò che firma: per questo, avrà bisogno di un professionista che lo aiuti nella comprensione.
Tutto questo rappresenta una sfida: agli intermediari si chiedono più competenze e conoscenze.
A1 Life non si è fatta cogliere impreparata dalle novità normative. Anzi, si può dire che abbia anticipato i tempi, puntando, sin dalla sua nascita, sulla formazione e su una consulenza obiettiva, basata sulla conoscenza e l’analisi delle esigenze dei clienti, a cui fornire le soluzioni più coerenti.