5 milioni di famiglie avrebbero bisogno di un supporto per gestire il risparmio, ma, in questi anni, sono rimaste fuori dal comparto investimenti. Una fotografia ben precisa quella emersa dall’indagine di GfK, presentata al Salone del Risparmio 2017.
L’indagine ha scandagliato i cambiamenti della domanda finanziaria nel corso degli ultimi 30 anni, evidenziando come le famiglie italiane abbianoprogressivamente assecondato la logica dell’accumulo delle risorse risparmiate, invece di dirigerle verso soluzioni assicurative, previdenziali o di investimento.
Come mai è accaduto questo?
Gestire il risparmio: perché le famiglie non lo fanno?
Ci sono vari motivi che hanno spinto le famiglie a non gestire il risparmio con formule che potrebbero aiutarle a meglio affrontare gli imprevisti o realizzare dei progetti.
Innanzitutto, c’è una bassa auto-percezione di competenza finanziaria delle famiglie. Da sole, non se la sentono o non sono in grado di individuare soluzioni più evolute di gestione delle proprie risorse economiche, per cui scelgono di mettere i risparmi nel salvadanaio.
A questo aspetto si unisce un progressivo allontanamento negli anni dalle tematiche finanziarie. Se nel 1987 il 50% di chi gestiva le risorse famigliari (padre, madre) era interessato ai temi finanziari, oggi la quota si è ridotta al 25%.
Le famiglie mostrano, inoltre, difficoltà nell’identificare interlocutori a cui concedere fiducia.
Questi, insieme ad altri fattori, hanno comportato che, rispetto ai primi anni 2000, oggi una quota importante di famiglie si limita ad accantonare i risparmi, ma questo è un modello che non le aiuta a gestire in modo armonioso le proprie finanze familiari.
Diminuire la liquidità: quasi 5 milioni di famiglie sono interessate
Secondo GfK, esiste oggi un bacino di quasi 5 milioni di famiglie che hanno accumulato tra i 10.000 ed i 100.000 euro e che sarebbero reattivi ed interessati a ridurre la liquidità in favore di prodotti finanziari con obiettivi di programmazione, previdenza e crescita del capitale.
Un dato che si inserisce in un contesto di relativo ottimismo, in cui cresce anche la propensione al risparmio, c’è la percezione di una pressione fiscale stabile e l’apertura verso la consulenza finanziaria.
Ciò che però ancora manca alle famiglie per avvicinarsi con maggiore fiducia al mondo degli investimenti finanziari, per ottimizzare la gestione delle risorse economiche e la realizzazione dei propri progetti, è la visione prospettica.
Il futuro rimane ancora incerto e indecifrabile, sia per il proprio nucleo sia, soprattutto, per il Paese. Le previsioni al rialzo del PIL Italiano per il 2017 annunciate dal Governo con il Def potrebbero essere un primo segnale positivo su cui innestare il percorso di ripresa.
Tutelare salute e pensione con i risparmi
Perché è importante gestire il risparmio in modo efficiente? E soprattutto, come possono essere impiegati i risparmi?
Ogni nucleo familiare ha le sue esigenze, ma verosimilmente si può dire che tutti hanno esigenze comuni. Ad esempio, se si perde la capacità di lavorare, a causa di una malattia o un incidente, è utile avere una fonte alternativa di reddito. Stesso dicasi in caso di una riduzione delle entrate.
Accumulare risparmi può essere una strategia, ma il rischio è che, in caso di necessità, si dia fondo a tutto quello che si era messo da parte, senza risolvere il problema.
I risparmi possono essere utilizzati per coprirsi dai rischi sanitari. La spesa in area salute dichiarata dalle famiglie italiane si attesta, ormai da anni, a circa 530 euro annuali, ma la spesa pro famiglia in polizze sanitarie non va oltre poche decine di euro.
Una gestione delle risorse efficiente potrebbe andare a colmare questo gap, indirizzando parte dei risparmi su formule di sanità integrativa che consentano all’occorrenza di coprire le spese mediche, senza intaccare il patrimonio familiare.
Altro capitolo è quello della previdenza. Le famiglie italiane iniziano a prendere coscienza del fatto che, una volta in pensione, avranno una drastica diminuzione del reddito. Tuttavia, a questa presa di coscienza non corrisponde una maggior intenzione di ricorrere a prodotti previdenziali strutturati. Ad oggi le reazioni sono ancora home made: il ricorso ai propri risparmi o il rientro nel mondo lavorativo.
La consulenza finanziaria, alla luce di tutto questo, può davvero svolgere un ruolo cruciale, intercettando questi bisogni e proponendo delle soluzioni.
Fonti e approfondimenti
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