Un emendamento sull’educazione finanziaria è stato inserito del decreto legge “salva risparmio”, come annunciato dal presidente della Commissione Finanze della Camera Maurizio Bernardo. «Finalmente di intesa con il Governo ci si doterà di una legge di riferimento su questa materia», ha dichiarato Bernardo. Ma perché l’educazione finanziaria è tanto importante da meritare un’apposita normativa?
Educazione finanziaria: a che punto siamo
L’educazione finanziaria riguarda la quotidianità dei cittadini che si trovano a dover gestire i propri risparmi.
A fare un quadro del livello di alfabetizzazione finanziaria è stata l’indagine sui programmi di educazione finanziaria nel triennio 2012-14, elaborata con la collaborazione tra Banca d’Italia, Consob, Covip, Ivass, Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio e Museo del Risparmio.
Ne è emerso un quadro fatto di iniziative frammentarie e pochi partecipanti.
Per il triennio 2012-14 sono state censite 206 iniziative, promosse da 256 soggetti; 99 sono state rivolte agli studenti e 107 agli adulti.
L’indagine rileva come, per gli studenti, l’educazione finanziaria non sia inserita nelle attività curricolari. Gli studenti partecipano alle iniziative grazie alla proposta individuale dei docenti e dei dirigenti scolastici. Questo modello ostacola la partecipazione generalizzata e uniforme tra scuole, cicli di studio e territori, limita l’approfondimento e non favorisce l’integrazione dei contenuti nei programmi scolastici.
Per quanto riguarda gli adulti, l’educazione finanziaria si presenta poco strutturata. Le iniziative didattiche sono poco frequenti a causa delle difficoltà di identificare modi, luoghi e tempi compatibili con la disponibilità dei potenziali beneficiari. Una delle sfide è misurarsi con una platea estremamente variegata in termini sia di fabbisogni sia di capacità di accesso ai vari canali informativi.
Dall’indagine è emerso che i programmi sono stati quasi sempre rivolti a una platea generalista e sono risultate ancora poco diffuse le iniziative tese a raggiungere fasce di popolazione particolarmente fragili o con specifici bisogni formativi, quali donne, anziani o piccole imprese.
In quasi i due terzi dei casi i programmi hanno coinvolto nel triennio meno di 1.000 persone; solo una iniziativa su dieci si è rivolta a più di 10.000 partecipanti. Le iniziative censite sono risultate molto eterogenee. da quelle di educazione a quelle di semplice sensibilizzazione o condivisione di materiale informativo.
Principale veicolo di promozione è stato il web, che però esclude chi non ha accesso a Internet e chi non usa correttamente questo strumento.
Solo pochi programmi, inoltre, hanno previsto un significativo impegno economico da parte dei promotori.
Tra le criticità evidenziate dall’indagine c’è la carenza di valutazioni sulla capacità delle iniziative di incrementare le conoscenze e incidere sui comportamenti: oltre la metà dei programmi non ha previsto alcuna forma di monitoraggio.
Cosa cambierà con la nuova normativa sull’educazione finanziaria
In questo quadro si inserisce l’emendamento presentato questa settimana. Se la proposta passasse, si darebbe il via ad una strategia nazionale per l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale.
Le misure mirano a potenziare la formazione in materia economica per i giovani in età scolare e per gli adulti. In particolare, il Ministero dell’istruzione dovrebbe avviare un programma sperimentale per introdurre moduli di educazione economica e finanziaria nell’ambito dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” (la vecchia educazione civica) per integrare i curricula scolastici. Servirebbe una apposita formazione anche dei docenti.
Oltre all’impegno del mondo della scuola, c’è poi tutto un lavoro extra-scolastico. La proposta prevede l’istituzione di un Comitato nazionale per l’educazione finanziaria presso il ministero dell’Economia, con la partecipazione dei ministeri del Lavoro, dello Sviluppo, il Miur, Banca d’Italia, Consob, Ivass, e Covip, più stakeholder quali Abi, Ania, la Conferenza dei rettori e altre associazioni di rappresentanza. Il Comitato, rinnovato ogni 3 anni, dovrebbe affiancare il Governo nel coordinamento delle diverse attività di formazione attivate, effettuare il loro monitoraggio e promuovere iniziative nazionali usando i canali digitali, i canali della televisione pubblica e gli altri mezzi di informazione per raggiungere una platea più ampia possibile.
La proposta di legge, insomma, si innesta sulle criticità evidenziate dall’indagine sull’educazione finanziaria e cerca di creare un task-force che, fuori e dentro la scuola, possa accrescere l’alfabetizzazione finanziaria degli italiani.
Comunque andrà a finire l’iter, si tratta di un passo importante, che accende i riflettori sull’importanza di una materia come l’educazione finanziaria che incide pesantemente nella quotidianità. Saper interpretare i tassi di interesse, l’andamento dell’inflazione, non è materia per pochi, ma la base per poter prendere con consapevolezza decisioni importanti che riguardano i proprio risparmi, e quindi anche il proprio futuro.
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