Forse proprio per il gran numero di accessi, l’attesa al Pronto soccorso rischia di diventare troppo lunga. A fare la “radiografia” sullo stato dell’arte dei Pronto soccorso è un rapporto di SIMEU, società scientifica dei medici di emergenza, con Cittadinanzattiva. Il risultato? Devono migliorare per i tempi di attesa e per il rapporto tra medici, pazienti e loro parenti.
Tempi di attesa al Pronto soccorso
Il monitoraggio riguarda 93 strutture di emergenza urgenza tra Pronto soccorso, Dea di I o II livello e dà voce a 2944 tra pazienti e familiari.La rilevazione è stata svolta tra il 16 maggio ed il 30 novembre 2015: attivisti di Cittadinanzattiva, referenti SIMEU, pazienti e familiari, hanno contribuito su tutto il territorio nazionale a “fotografare” la situazione dei Pronto Soccorso, attraverso un questionario rivolto a familiari e pazienti.
Occorre fare alcune precisazioni. I tempi di attesa al Pronto soccorso si distinguono tra:
- tempo di attesa per la valutazione al triage all’arrivo in pronto soccorso;
- attesa per il primo accertamento diagnostico;
- tempo di attesa per il ricovero in altro reparto alla fine del percorso in emergenza.
Per il triage, l’attesa media è di pochi minuti, in media dai 9 ai 17, variabili entro questi limiti, in base all’area geografica e a seconda che si tratti un pronto soccorso o di un Dea di I o II livello.
L’attesa media per il primo accertamento diagnostico varia da un minimo di 22 minuti per un codice giallo a 98 minuti per un codice bianco. I tempi massimi registrati sono stati 240 minuti per codici bianchi, 300 per codici verdi e 120 per codici gialli.
Sui tempi di attesa per il ricovero, si entra nell’ambito dell’Obi, Osservazione breve intensiva, struttura prevista dal Regolamento sugli Standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi sull’assistenza ospedaliera ma non ancora presente ovunque. Manca, infatti, nel 40% dei Pronto soccorso, nel 17% dei DEA I livello, nel 19% dei DEA di II livello.
In generale, sul campione osservato nella rilevazione, i tempi di permanenza medi (tra il triage e l’esito indicato per ricovero) nelle 24 ore in cui è avvenuta l’osservazione civica, supera le 3 ore nei Pronto soccorso, si avvicina alla 5 ore nei DEA di I livello e non supera le due ore e mezza nei Dea di II livello.
Le attese per avere un ricovero o posto letto sono state meno di 12 ore nel 40% dei Pronto soccorso, 50% dei DEA I livello, 13% DEA II livello; 24-48 ore nel 25% DEA I livello, 19% DEA II livello, 40% pronto soccorso. Oltre due giorni di attesa nel 38% dei DEA II livello e 20% nei Pronto Soccorso.
Ma ci sono anche casi estremi in cui si sono registrati 7 giorni (168 ore) di attesa in OBI.
Pronto soccorso, strutture da migliorare
Pochi gli spazi per le attese “attrezzati” per i bambini (in nessuno dei PS, 36% DEA I livello, 29% DEA II livello); quasi assenti le barriere architettoniche, mentre molto presenti sono quelle sensoriali (meno del 10% delle strutture ha accorgimenti per non vedenti-ipovedenti); dotazioni di sedie a rotelle, barelle e elevatore per grandi obesi presenti prevalentemente al nord. E ancora, bagni condivisi uomo-donna in circa la metà delle strutture, assenza di bagni per disabili nel 20% di Pronto soccorso e DEA II livello. E in quasi 1 pronto soccorso su 2 manca il sapone nei bagni.
Sono alcuni dei dati emersi dal monitoraggio su cui vale la pena riflettere.
Tra le criticità sottolineate dai pazienti, c’è la scarsa comunicazione con il personale medico. Se “Buona” risulta essere l’assistenza sanitaria ricevuta, invece la necessità di parlare con un operatore, il bisogno di aver vicino i propri cari, un maggiore conforto sono i “desiderata sull’assistenza” che il paziente ha all’interno del percorso di Emergenza-Urgenza. Rispetto all’informazione è presente materiale informativo in più lingue nella sala d’attesa del Pronto Soccorso in un Pronto soccorso su 3, dato che aumenta nei DEA di I Liv (40%) e DEA II Liv (39%). E’ assente materiale informativo sulle prestazioni soggette da pagamento del ticket e modalità di accesso in circa una struttura su 4.
La collaborazione fra le due associazioni nasce dalla consapevolezza che il Pronto soccorso, aperto 365 giorni all’anno e 24 ore su 24, per problemi non solo sanitari ma sempre più spesso anche sociali, è un bene comune, per cui tutelarlo è un diritto-dovere. «È di fondamentale importanza– dichiara Maria Pia Ruggieri, presidente nazionale SIMEU – che medici, infermieri e pazienti con i loro familiari si sentano dalla stessa parte nella tutela e nella promozione dei servizi del servizio sanitario nazionale a partire proprio dall’emergenza, per il rafforzamento di una responsabilità collettiva verso il bene pubblico e di un forte senso di cittadinanza comune».
«Il Pronto soccorso rappresenta per i cittadini un punto di riferimento irrinunciabile e nel quale nutrono fiducia. E’ necessario però investirci e migliorarlo per renderlo più accessibile e umano», ha dichiarato Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva. «Si inizi adottando in tutte le strutture la Carta dei Diritti al Pronto Soccorso e rispettando le Leggi: va infatti garantita in tutti i PS l’attivazione di letti di Osservazione Breve Intensiva previsti dal Decreto 70 del 2015 sugli standard ospedalieri, ancora oggi non disponibili in tutti gli ospedali. C’è bisogno di una migliore e più trasparente gestione dei posti letto per evitare affollamenti, il sovraccarico del personale e garantire la dignità delle persone. E’ grave infatti che solo il 45% dei DEA I livello abbia conoscenza in tempo reale dei posti letto disponibili nei reparti di tutta la struttura. Chiediamo che la presenza del familiare sia un diritto e non un favore da chiedere di volta in volta. E infine si lavori ancora sui fondamentali che oggi scontati non sono: sapone, carta igienica, bagni separati e per le persone con disabilità, barriere sensoriali, informazione al paziente e ai suoi familiari, rispetto della riservatezza e della privacy, attenzione al dolore e alla sofferenza».
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