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Importo della pensione: il 63% degli assegni è sotto i 750 euro

Sugli oltre 18 milioni i vitalizi erogati dall'Inps, si tratta di circa 11 milioni di pensioni.

Ma quale è l’importo della pensione in media? Dal rapporto Inps 2016, che analizza quanto erogato nel 2015, emerge che i due terzi sono sotto i 750 euro al mese.

Altro dato utile per ragionare sulle pensioni future è quello sull‘aumento dell’età del pensionamento: per la pensione di vecchiaia dai 62,9 del 2010 ai 65,4 anni dei primi due mesi del 2016 e, per le pensioni di anzianità, da 59,1 anni a 60,6 nello stesso periodo.

Importo della pensione: la fotografia dell’Inps

Al 1° gennaio 2016, le pensioni erogate dall’Inps, con esclusione di quelle a carico delle gestioni dipendenti pubblici ed ex -Enpals, sono 18.136.850.
Di queste, 14.299.048 sono di natura previdenziale, cioè derivano dal versamento di contributi previdenziali, mentre le altre 3.837.802, che comprendono invalidità civili, indennità di accompagnamento, pensioni e assegni sociali, sono di natura assistenziale.
Nel 2015, la spesa complessiva per le pensioni è stata di 196,8 miliardi di euro.
Le prestazioni di tipo previdenziale sono costituite per il 66,1% da pensioni di vecchiaia, categoria che comprende anche le pensioni anticipate e di anzianità, oltre che i prepensionamenti, erogate nel 55,4% dei casi a uomini. Il 7,4% sono invece pensioni di invalidità previdenziale (il 48,8% erogate a maschi), mentre il 26,5% pensioni ai superstiti (l’88,1% erogate a donne).

Il 51,4% delle pensioni è in carico alle gestioni dei dipendenti privati. Fra queste il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, che è quella di maggior rilievo, gestisce il 49,2% delle pensioni e il 61,8% degli importi in pagamento.
Le gestioni dei lavoratori autonomi erogano il 27,2% delle pensioni, cui corrisponde un importo complessivo del 23,6%, mentre le gestioni assistenziali gestiscono il 21,2%, per un importo in pagamento del 10,2% del totale.

Analizzando la distribuzione per classi di importo mensile delle pensioni si osserva una forte concentrazione nelle classi basse. Infatti il 63,4% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro. Questa percentuale per le donne raggiunge il 77,1%. Molti sono, in realtà, titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi; delle 11.502.471 pensioni con importo inferiore a 750 euro, il 45,4% (5.216.940) beneficia comunque di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi, quali integrazione al minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile. In questo caso il divario tra i due generi è accentuato; infatti per gli uomini la percentuale di prestazioni con importo inferiore a 750 euro scende al 45% e se si analizza la situazione della categoria vecchiaia si osserva che questa percentuale scende al 24%, e di queste solo il 24,2% è costituito da pensioni in possesso dei requisiti a sostegno del reddito. Sempre per gli uomini, si osserva che oltre un terzo delle pensioni di vecchiaia è di importo compreso fra 1.500 e 3.000 euro.

Età di pensionamento: al lavoro più a lungo

L’età media dei pensionati è di 73,6 anni, con una differenza fra i due generi di 4,5 anni (71 anni gli uomini e 75,5 le donne).

L’età media alla decorrenza del pensionamento è in aumento, passando, per la pensione di vecchiaia dai 62,9 del 2010 ai 65,4 anni dei primi due mesi del 2016 e, per le pensioni di anzianità, da 59,1 anni a 60,6 nello stesso periodo.

Riguardo le pensioni della categoria vecchiaia, si osserva che il 23% delle pensioni è erogato a persone di età compresa fra 65 e 69 anni; tale percentuale si alza fino al 24,1% per i pensionati di vecchiaia di sesso maschile. Ciò è giustificato dall’elevato numero di pensioni di anzianità liquidate negli anni passati.
Il 49,9% dei titolari di sesso maschile delle pensioni di invalidità previdenziale hanno età compresa fra 50 e 69 anni, mentre le pensionate titolari della stessa categoria di pensione hanno per il 59,6% età superiore o uguale a 80 anni. Ciò dipende dal fatto che gran parte delle pensioni di invalidità liquidate prima della legge 222/1984 è di sesso femminile (fatto dovuto anche alla maggiore longevità delle donne), mentre, l’invalidità previdenziale liquidata con la normativa vigente è una prestazione a
carattere maggiormente maschile.
Si nota che anche nell’invalidità civile, i titolari di sesso maschile si concentrano nelle prime classi di età; il 54% dei titolari di prestazioni di invalidità civile di sesso maschile ha un età inferiore a 60 anni; tale percentuale scende al 31,9% per le titolari di sesso femminile che invece presentano una concentrazione molto alta nelle età avanzate (46,3% per età uguali o superiori a 80 anni).

Questo è il quadro al 2015. Cosa possiamo aspettarci per il futuro? L’importo della pensione, se non cambiano le regole e se il mercato del lavoro resta tale e quale ad oggi, è destinato addirittura a ridursi. Teniamo coto, infatti, che quelle erogate oggi sono pensioni calcolate col metodo retributivo, ampiamente più favorevole al percettore di quello contributivo.
Quanto all’età pensionabile, con la legge Fornero è stata data un’accelerazione all’allungamento, in correlazione con l’aumento dell’aspettativa di vita.
Pensioni più basse e al lavoro più a lungo: questo bisogna aspettarsi dal futuro?
C’è un’alternativa? La previdenza integrativa offre soluzioni che consentono di colmare il gap tra reddito da lavoro e reddito da pensione e magari danno la libertà di scegliere quando uscire dal mondo del lavoro.

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