Il Paese in cui sono nate le banche si ritrova agli ultimi posti, secondo un report del 2015 della Banca Mondiale, per formazione finanziaria.
In particolare, l’indagine mette nero su bianco che solo il 37% della popolazione italiana ha una discreta alfabetizzazione in questo ambito: un valore che ci pone al terzultimo posto nella classifica dei Paesi europei. Peggio di noi fanno solo Portogallo e Romania.
Questo fenomeno di scarsa educazione finanziaria risulta ancora più evidente con riferimento a chi accende mutui per l’acquisto di case: l’alfabetizzazione finanziaria scende in questo caso scende attorno al 5%.
Ma perché è importante avere un minimo di cultura anche nell’ambito finanziario? Come incide la scarsa conoscenza sulle scelte degli italiani?
Formazione finanziaria: il paradosso del Paese dove sono nate le banche
Partiamo dalla fotografia scattata dallo studio della Banca Mondiale.
Lo studio, condotto da S&P in collaborazione con Gallup e con i ricercatori della World Bank e della George Washington University, ha sottoposto a un sondaggio oltre 150.000 persone in 144 diversi Paesi del mondo, valutando la loro preparazione in merito a quattro aspetti che sono alla base della conoscenza finanziaria. Parliamo di concetti come la capacità di far di conto, la diversificazione del rischio, l’inflazione e l’interesse. Si è trattato, quindi, non di indagare su concetti di alta finanza, ma sulla competenza circa le nozioni economiche più elementari che sono comunque importanti nella vita di ogni giorno.
A livello mondiale, la media della popolazione con una conoscenza finanziaria discreta è del 33%.
L’Italia è dunque poco sopra la media dell’intero globo. Il confronto diventa impietoso con i primi in classifica, che sono i Paesi del Nord Europa. Norvegia, Svezia e Danimarca viaggiano sul 71%, seguite da Israele (68%), Canada (68%) e Regno Unito (67%).
Tra i peggiori, Yemen (13%), Albania (14%) e Afghanistan(14%).
In questo contesto, l’Italia si posiziona a metà classifica, 63esima, superata da quasi tutti i suoi vicini europei, e da Paesi come Australia, Stati Uniti, Cameroon, Senegal e Turkmenistan.
Altro elemento che emerge dall’indagine è il gender gap. Le donne sembrano avere una formazione finanziaria media inferiore rispetto agli uomini. A livello mondiale la differenza è di 5 punti, con gli uomini al 35% e le donne al 30%, e nella sola Unione Europea il gap di genere registrato è ancora più alto, raggiungendo gli 8 punti (56% degli uomini hanno conoscenze finanziarie sufficienti contro il 46% delle donne). Una differenza che prescinde dallo sviluppo dell’economia di riferimento, dall’età e dalla condizione finanziaria, dato che lo stesso gap si riscontra sia nei Paesi emergenti, sia in quelli economicamente avanzati, e in ogni fascia di reddito, età e livello di istruzione.
Elemento che invece sembra influenzare la conoscenza finanziaria è l’esperienza vissuta: le persone riescono a sviluppare una migliore comprensione dei concetti finanziari con i quali si sono dovute confrontare nella loro vita di ogni giorno. Ad esempio, in Argentina, la media di persone con una conoscenza finanziaria sufficiente non supera il 28%, ma se si guarda solo al parametro relativo all’inflazione la percentuale sale fino al 65%, al di sopra della media mondiale.
Dall’indagine emerge anche una correlazione tra ricchezza e sviluppo della conoscenza finanziaria. Il nostro Paese non fa eccezione, tanto che il 44% di coloro che rientrano nella fascia di popolazione più abbiente è finanziariamente acculturato, contro il 27% dei più poveri.
Quanto costa l’analfabetismo finanziario?
Come abbiamo visto, lo studio in questione ha indagato concetti basilari, che dovrebbero rientrare nel vocabolario comune di un cittadino medio.
Eppure, così non è. Ma perché è importante sapersi destreggiare tra concetti quali inflazione e interesse?
Nel dossier si spiega che mentre coloro che possiedono una certa cultura finanziaria sono in grado di prendere decisioni informate e ragionate in merito ai loro risparmi, investimenti e spese, le persone prive dei più basilari concetti finanziari sono incapaci di gestire anche il più semplice management finanziario e rischiano di incorrere in gravi errori dalle drammatiche conseguenze.
L’ignoranza finanziaria può portare con sé costi davvero significativi. Infatti, i consumatori che non riescono a comprendere concetti come quello di interesse composito, di inflazione o di diversificazione dei rischi, si ritrovano spesso a spendere di più in inutili transazioni finanziarie, accumulare debiti e scegliere prestiti poco vantaggiosi e talvolta finiscono col prendere in prestito di più e risparmiare meno di quanto potrebbero. Al contrario, chi possiede solide conoscenze finanziarie riesce più facilmente a pianificare investimenti ed elaborare uno schema pensionistico per accumulare risparmi.
Ti potrebbero interessare
Informazione previdenziale: perché siamo all’anno zero
Informazione, conoscenza, consapevolezza. Non è un caso se sono queste le parole chiave della quarta edizione della Giornata nazionale della Previdenza, dal 14 al 16 maggio a Milano, nella sede della Borsa a piazza Affari a MIlano.
Anticipo del Tfr: se per casa e spese mediche si sacrifica la liquidazione
Meglio un po' di liquidità oggi o l'intero Tfr domani? In un mondo ideale, non dovrebbe essere necessario ricorrere al ritiro anticipato del Tfr, Trattamento di fine rapporto, per far fronte a spese urgenti e importanti, come l'acquisto della prima casa o le spese sanitarie.
Analisi personalizzata
La consulenza dei Personal Advisor consente di evidenziare le principali scoperture, partendo dall'analisi dei bisogni e delle aspettative dell'interlocutore, e di scegliere le soluzioni più in linea con il suo profilo per poter realizzare il suo progetto di vita e tutelare i suoi cari.