Un percorso che prende spunto e si avvale del materiale prodotto dal patronato Inca della Cgil, che ha pubblicato un interessante dossier su “Le povertà delle future pensioni contributive”.
Il report prende in esame otto casi diversi che sono rappresentativi però di migliaia di persone, per analizzare cosa succederà con l’applicazione delle regole dell’attuale sistema pensionistico.
Partiamo dal primo caso, riportando esattamente i dati considerati dal patronato. Parliamo dell’assegno e della pensione di inabilità
Primo caso: la pensione di inabilità
Maja, 36 anni, è nata il 27 maggio 1979.
Ha maturato un’anzianità contributiva complessiva pari 356 settimane (6 anni e 10 mesi circa), così composta:
- dal 1.6.2002 al 31.10.2009 n. 326 settimane da collaboratore familiare;
- dal 9.12.2009 al 30.6.2010 n. 30 settimane di disoccupazione.
Maja si ammala e dal 1° luglio 2010 percepisce l’assegno ordinario di invalidità per un importo di circa 50 euro lordi mensili, ma non riprende più il lavoro.
Successivamente, le sue condizioni di salute si aggravano. Quindi, nel 2014 le viene riconosciuta la pensione di inabilità assoluta e permanente e con essa una maggiorazione contributiva, come se avesse effettuato i versamenti previdenziali fino a 60 anni di età. Nonostante l’incremento di 1.309 settimane, ovvero 25 anni e 2 mesi (maggiorazione convenzionale fino a 60 anni di età), l’importo del trattamento passa a circa € 260 lordi mensili, senza avere diritto a nessun trattamento di integrazione al minimo, poiché il sistema contributivo di calcolo della pensione non lo consente.
Se avesse avuto, invece, anche una sola settimana di contribuzione precedente il 1° gennaio 1996, la soglia oltre il quale si applica il contributivo puro, soddisfacendo i limiti reddituali personali e coniugali, le sarebbe stato garantito il trattamento minimo, raggiungendo un importo di 501,89 euro per il 2015.
Pensione di inabilità: si può vivere con 260 euro al mese?
La pensione di inabilità è una prestazione economica, erogata a domanda, ai lavoratori per i quali viene accertata l’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa.
Arriva dall’Inps, mentre la pensione di invalidità viene erogata dall’Inail e se ne ha diritto quando l’impossibilità di lavorare deriva da un infortunio o malattia sul lavoro. Per altro, non è reversibile ai superstiti.
Per ottenerla, è inoltre, richiesta:
- la cessazione di qualsiasi tipo di attività lavorativa;
- la cancellazione dagli elenchi di categoria dei lavoratori;
- la cancellazione dagli albi professionali;
- la rinuncia ai trattamenti a carico dell’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione ed a ogni altro trattamento sostitutivo o integrativo della retribuzione.
Con il contributivo è stata eliminata l’integrazione al minimo,che consentiva di arrotondare l’assegno. È possibile vivere, dunque, con 260 euro al mese? Considerando che chi ha l’inabilità assoluta e permanente dovrà probabilmente affrontare anche delle spese legate proprio alla sua inabilità, difficile pensare che ce la si possa fare da soli.
Chi ha una rete familiare può contare sul suo supporto. Chi non ce l’ha o magari ha anche dei figli a carico si ritrova in una situazione drammatica.
Si può prevenire? Una risposta può arrivare dalla previdenza integrativa.
Ti potrebbero interessare
Pensione di invalidità: è davvero sufficiente?
Tra pensione di invalidità, di inabilità, di reversibilità, assegno sociale, abbiamo visto che la previdenza pubblica erogata dall'Inps fornisce molte garanzie. C'è, però, da chiedersi: è sempre sufficiente?
Calcolo della pensione: una breve guida per orientarsi
Riforma dopo riforma, il calcolo della pensione è diventato materia da scienziati ed è sempre più difficile, per i non addetti ai lavori, fare delle previsioni sul proprio futuro. Quando andrò in pensione? Con quanti soldi? Mi basteranno per quello che voglio fare?
Contatta il tuo personal advisor
Vorresti un'analisi personalizzata della tua situazione assicurativa, previdenziale, sanitaria, patrimoniale? Contatta A1 Life per un Colloquio senza impegno.