Le difficoltà economiche hanno portato molti italiani a rinunciare persino alle cure odontoiatriche. Un trend che è ormai costante da qualche anno, con le famiglie che decidono o di non rivolgersi del tutto al dentista o che scelgono le prestazioni low cost all’estero.
Perché accade questo? C’è da dire che le cure odontoiatriche non sono coperte, se non in minima parte, dal Servizio sanitario nazionale. Ciò vuol dire che le prestazioni si devono pagare per intero di tasca propria. E poiché i costi sono importanti, la spesa viene posticipata nel tempo o addirittura si sceglie di non affrontarla del tutto.
Forse l’esempio delle cure odontoiatriche è proprio l‘emblema di quella che sarà l’evoluzione della sanità in Italia. Negli ultimi giorni, lo stesso sottosegretario del ministero dell’Economia Pier Paolo Barretta ha spiegato che il sistema pubblico da solo non può reggere e che la sanità integrativa diventa la strada obbligatoria.
Sempre più italiani rinunciano alle cure odontoiatriche
Partiamo dai dati. Gli ultimi disponibili sono quelli Servizio studi Andi (Associazione nazionale dentisti italiani), forniti nell’ultimo workshop 2014 sul tema.
Secondo l’indagine congiunturale, condotta da Aldo Piperno dell’università ‘Federico II’ di Napoli, sempre meno pazienti bussano alle porte del dentista.
Nel 2013, 6.300.000 italiani hanno rinunciato a prestazioni odontoiatriche per ragioni economiche e rispetto al periodo precedente alla crisi si registrano oltre un milione di visite in meno a pagamento in un anno.
Il 52,4% dei camici bianchi si aspetta di chiudere il 2014 con un calo di ricavi, mentre solo il 4,6% dei professionisti si aspetta un aumento. Dall’analisi emerge anche un altro dato: il 44,2% dei dentisti lavora meno del tempo lavoro disponibile e il 95% registra come motivo il calo di pazienti o comunque una clientela insufficiente.
A fronte di questa situazione, per finanziare la tutela odontoiatrica con soluzioni praticabili senza correre il rischio di lasciare il campo al low cost, prestazioni a costi bassi non sempre garanzia di qualità, un’opportunità sembra essere offerta dalla sanità integrativa. A spiegarlo è stato Francesco Maietta, responsabile delle Politiche sociali del Censis, che, come riportato dall’Ansa, evidenzia come le potenzialità della sanità integrativa sono «un’opportunità per fare odontoiatria di qualità». A dimostrarlo secondo l’esperto ci sono anche i numeri e le potenzialità: 8,9 milioni di cittadini si dichiarano infatti favorevoli a destinare parte del proprio reddito a forme di sanità integrativa e 9,8 milioni si dichiarano favorevoli all’introduzione di assicurazioni obbligatorie con opportune deduzioni.
Cure odontoiatriche: qual è la copertura del Servizio Sanitario Nazionale?
Come riportato sul sito del Ministero, l’assistenza odontoiatrica rappresenta il settore in cui il Servizio sanitario nazionale ha tradizionalmente presentato un impegno limitato malgrado le molteplici implicazioni di carattere sanitario e sociale, dal punto di vista dei servizi offerti, dei potenziali miglioramenti della qualità della vita e della sostenibilità economica per i singoli e per la collettività.
Non accade solo in Italia, ma succede lo stesso in molti sistemi sanitari. Tuttavia, nell’ambito delle cure odontoiatriche, la quantità di prestazioni erogate nel settore pubblico vede l’Italia tra i più livelli più bassi in Europa: 0,6 visite per abitante per anno, a fronte di 1,8 visite in Belgio, 1,4 in Germania e 2,1 in Olanda.
Secondo quanto stabilito dalla normativa nazionale (DPCM. del 29/11/01) hanno diritto a tutte le cure odontoiatriche gratuite le seguenti categorie:
- soggetti in età evolutiva per programmi di tutela alla salute odontoiatrica (0-14 anni);
- determinate categorie di soggetti in condizioni di particolare vulnerabilità.
Per vulnerabilità si intende:
- vulnerabilità sociale: condizioni di svantaggio sociale ed economico che impediscono l’accesso alle cure odontoiatriche a pagamento;
- vulnerabilità sanitaria: condizioni di tipo sanitario che rendono necessarie le cure odontoiatriche.
È compito delle Regioni chiarire quali siano i criteri specifici per definire chi è “vulnerabile”. Pertanto, la situazione non è omogenea in tutto il territorio nazionale.
Per i soggetti in età evolutiva le prestazioni gratuite del Ssn sono:
- visita odontoiatrica: senza limitazione di frequenza (nella visita sono comprese la radiografia endorale e l’eventuale rimozione di corpo estraneo);
- altre prestazioni riguardanti: estrazioni, chirurgia parodontale, chirurgia orale ricostruttiva, ablazione del tartaro.
Per i soggetti con vulnerabilità sanitaria, devono essere garantite tutte le prestazioni odontoiatriche previste dal piano sanitario individuale, con l’eccezione dei manufatti protesici e degli interventi di tipo estetico.
Per i soggetti con vulnerabilità sociale, devono essere garantite:
- visita odontoiatrica;
- estrazioni dentarie;
- otturazioni e terapie canalari;
- applicazione di protesi rimovibili (escluso il manufatto protesico).
Le due categorie che beneficiano di prestazioni gratuite sono esentati dai ticket ma, ancora una volta, non in tutte le regioni si assicura la copertura delle spese per i manufatti di tipo odontoiatrico (protesi, corone) che quindi rimangono a pagamento.
Infine, a tutti i cittadini, inclusi quelli che non rientrano nella categorie di protezione, devono essere comunque garantite le seguenti prestazioni gratuite:
- visita odontoiatrica per diagnosi precoce di patologie neoplastiche del cavo orale;
- trattamento immediato delle urgenze odontostomatologiche: trattamento delle infezioni acute, emorragie, dolore acuto, compreso pulpotomia, molaggio di irregolarità smalto-dentinali conseguente a frattura.
Per tutte le altre prestazioni, i cittadini che non rientrano nelle categorie “protette” devono pagare il ticket, che comunque, non comprende i costi degli impianti, delle protesi mobili e fisse e dei relativi materiali: tutte spese che saranno a carico dell’utente.
Sanità integrativa: una soluzione per affrontare le cure dentistiche
«Lo Stato sarà in grado di far fronte alla crescente domanda di welfare? Questa domanda dobbiamo farcela per dare risposte intelligenti, depurate dall’ideologia. La mia risposta è no». A dirlo, come riportato in un articolo del Fatto Quotidiano, Pier Paolo Baretta, sottosegretario al ministero dell’Economia, durante la presentazione del rapporto Meridiano Sanità di The European House Ambrosetti.
Un ulteriore conferma che arriva da una fonte autorevole e che ci dice che il Sistema sanitario è destinato a cambiare. «L’universalità della prestazione sanitaria – prosegue Barretta – significa che lo Stato si assicura, non solo attraverso le prestazioni fornite da enti locali come Regioni e Province, ma attraverso diversi mezzi, che il servizio sia in grado di raggiungere il cittadino».
La vicenda delle cure odontoiatriche, del resto, è esemplare: se non c’è una copertura pubblica, gli italiani rinunciano, perché il costo del privato è troppo elevato. In questo panorama, la sanità integrativa appare come la soluzione ideale: avere un capitale da utilizzare per affrontare spese non coperte dal Servizio sanitario pubblico consente di non rinunciare a prestazioni mediche. E le posizioni assunte da autorevoli esponenti del Governo, come l’ultima che abbiamo riportato di Barretta, lascia facilmente intuire che lo Stato se n’è reso conto e che cercherà di spingere in questa direzione. Si può quindi immaginare che sul fronte del Ssn non ci saranno grossi cambiamenti in termini di prestazioni e che la sanità integrativa diventerà sempre più fondamentale.