Per supportare il lavoratore che abbia contratto una malattia professionale e che, per questo, abbia difficoltà a lavorare, l’Inail prevede un’indennità. A quanto ammonta? E chi paga?
Vediamo come funziona.
Malattia professionale: cos’è
Può capitare che si contragga un morbo che impedisce di lavorare. Quando questo avviene fuori dal lavoro, è l’Inps che paga un’indennità.
Quando invece la malattia è contratta nell’esercizio e a causa delle lavorazioni rischiose, interviene l’Inail.
Perché una malattia sia giudicata professionale, dunque, deve esistere un rapporto causale, o concausale, diretto tra il rischio professionale e la malattia.
I rischi maggiori si hanno in edilizia, agricoltura e laddove i lavoratori entrano in contatto con agenti cancerogeni, i cui effetti si notano magari dopo decenni il loro utilizzo. Altri fattori di rischio sono legati all’organizzazione del lavoro, che si possono riassumere in:
- ambienti di lavoro carenti dal punto di vista igienico o sovraffollati;
- ritmi di lavoro elevati e mansioni ripetitive;
- scarsa manutenzione degli impianti
Esistono poi rischi legati principalmente al lavoro d’ufficio in cui si hanno molte tipologie di malattie professionali in genere di scarsa gravità ma importanti per il numero di casi registrati. In questo ambito il rischio è dovuto:
- uso del computer che porta a patologie legate a vista, stress, radiazioni, ergonomia, patologie spinali e sindrome del tunnel carpale;
- impianti di condizionamento;
- infezioni;
- asma e alveoliti allergiche.
Le malattie professionali si dividono poi in tabellate e non tabellate.
Sono tabellate se sono indicate nelle due tabelle (una per l’industria e una per l’agricoltura) dell’Inail, se sono provocate da lavorazioni indicate nelle stesse tabelle o se sono denunciate entro un determinato periodo dalla cessazione dell’attività rischiosa, fissato nelle tabelle stesse.
In questi casi, il lavoratore è sollevato dall’onere di dimostrare l’origine professionale della malattia, perché si presume per legge che quella malattia sia originata da cause legate al lavoro.
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 179/88, ha introdotto poi nella legislazione italiana il cosiddetto “sistema misto” in base al quale il sistema tabellare resta in vigore, con il principio della “presunzione legale d’origine”, ma è affiancato dalla possibilità per l’assicurato di dimostrare che la malattia non tabellata di cui è portatore, pur non ricorrendo le tre condizioni previste nelle tabelle, è comunque di origine professionale.
A quanto ammonta l’indennizzo dell’Inail per le malattie professionali
L’Inail indennizza i danni provocati dalle malattie professionali prevedendo prestazioni di carattere economico.
Il datore di lavoro deve corrispondere:
- il 100% della retribuzione per la giornata in cui si manifesta la malattia professionale, se quest’ultima ha causato astensione dal lavoro;
- il 60% della retribuzione per i successivi 3 giorni, più l’eventuale trattamento integrativo previsto dal contratto di lavoro del settore di appartenenza dei vari livelli.
L’Inail deve corrispondere:
- l’indennità del 60% della retribuzione giornaliera dal 4° giorno successivo a quello in cui si è manifestata la malattia professionale fino al 90° giorno;
- il 75% della retribuzione dal 91° giorno e fino a guarigione clinica.
Chi ha diritto all’indennizzo Inail per malattie professionali
Nella tutela Inail rientrano i lavoratori dipendenti, i parasubordinati.
Restano esclusi, sostanzialmente, i lavoratori autonomi, salvo alcune categorie come artigiani e coltivatori diretti, e i liberi professionisti.
In virtù del principio di automaticità delle prestazioni, il lavoratore ha diritto alle prestazioni anche se il suo datore di lavoro non lo ha assicurato o se non è in regola con il pagamento dei contributi Inail.
Il principio di automaticità delle prestazioni non si applica, tuttavia, per i lavoratori autonomi che hanno diritto all’indennità Inail, per i quali il diritto e, quindi, il pagamento delle prestazioni scatta nel momento in cui viene regolarizzata la situazione contributiva. Il lavoratore autonomo può, invece, accedere alle prestazioni sanitarie e riabilitative anche se non ha provveduto al versamento del premio.
La denuncia di malattia professionale deve sempre essere presentata, alla Sede Inail competente (quella nel cui ambito territoriale è domiciliato l’interessato), dal datore di lavoro entro cinque giorni dalla data in cui ha ricevuto il certificato medico riferito alla malattia stessa.
Indennizzo Inail: è sufficiente?
Come sempre, è molto difficile dare una risposta univoca. Per qualcuno, ricevere il 60% della retribuzione giornaliera, nel caso non possa più lavorare per malattia professionale, può bastare. Per qualcun’altro no. Molto dipende anche dalla retribuzione giornaliera: il 60% di 2000 euro è ben diverso dal 60% di 800 euro.
Resta il fatto che, inevitabilmente, in caso di malattia professionale che impedisca di lavorare, il tenore di vita si riduce notevolmente. P
er integrare quanto percepito, è utile avere delle risorse, magari accantonate nel tempo, con un piano di accumulo, che possano andare a colmare il gap. Questa è una soluzione a cui bisogna pensare per tempo, meglio se si è giovani, perché, avendo un orizzonte temporale molto lungo, è possibile accantonare anche piccole somme. In caso di necessità, si potrà poi contare su un ammontare di risorse, utili per affrontare qualunque imprevisto.
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