Aggiornamento Covid-19: come funziona la cassa integrazione d’emergenza?
Per aiutare lavoratori ed aziende ad affrontare la chiusura delle attività, il legislatore ha previsto una sorta di cassa integrazione d’emergenza, che facilita l’accesso agli ammortizzatori sociali. L’evolversi rapida della situazione sanitaria ha portato ad una serie di provvedimenti che hanno man mano integrato le misure assunte dal governo.
In linea generale, si possono evidenziare tre punti fondamentali per i beneficiari della cassa integrazione:
- la possibilità per le aziende di attivare la cassa integrazione anche senza un accordo con i sindacati. Risulta, infatti, sufficiente un’informativa ed una eventuale consultazione che si deve esaurire entro tre giorni. In ogni caso questo atto non è vincolate ai fini del procedimento di autorizzazione;
- le aziende possono richiedere qualunque strumento di cassa integrazione anche senza aver prima smaltito le ferie;
- tutti i lavoratori sono tutelati – sia quelli già in forza prima del 23 febbraio, quando è scattata l’emergenza sanitaria, che quelli assunti dopo quella data, a seguito di cambio d’appalto.
Cassa integrazione d’emergenza: orientarsi tra le nuove misure
Entrando nel dettaglio delle regole fissate dal governo, è utile distinguere tra le diverse tipologie di cassa integrazione che sono state modificate per far fronte all’emergenza.
Cigo: come cambia durante l’epidemia COVID-19
La Cigo è la cassa integrazione guadagni ordinaria che può essere richiesta quando si verificano difficoltà aziendali dovute ad eventi transitori e non imputabili all’imprenditore o ai lavoratori, ovvero determinate da situazioni temporanee di mercato. Con la Cigo, il lavoratore percepisce l’80% dello stipendio.
Il Decreto Legge numero 18 del 17 marzo 2020, noto come Decreto Cura Italia, prevede condizioni agevolate per le aziende che ne fanno richiesta:
- la domanda può essere presentata entro la fine del quarto mese successivo a quello in cui ha avuto inizio il periodo di sospensione o di riduzione dell’attività lavorativa;
- il beneficio si applica retroattivamente a partire dal 23 febbraio 2020 e sino al mese di agosto 2020, per una durata di nove settimane;
- i periodi di fruizione della Cigo non vengono conteggiati nei limiti temporali di fruizione massima degli ammortizzatori sociali e non vengono computati ai fini delle successive richieste;
- il datore di lavoro è esonerato dal pagamento del contributo addizionale richiesto in proporzione all’effettiva fruizione dell’ammortizzatore;
- non è richiesto il requisito di anzianità lavorativa di 90 giorni alla data di presentazione della domanda: tutti i dipendenti possono dunque beneficiarne.
Cassa integrazione guadagni straordinaria sospesa durante l’emergenza sanitaria
La cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) è usata per far fronte a eventi aziendali strutturali che comunque non compromettano la continuazione dell’attività aziendale. Viene concessa in casi di ristrutturazione, riorganizzazione o riconversione aziendale, crisi aziendale di particolare rilevanza settoriale o territoriale o durante l’attivazione di contratti di solidarietà. I lavoratori ricevono un’integrazione salariale pari all’80% della retribuzione globale.
Con l’emergenza COVID-19, le aziende che al 23 febbraio avevano in corso un trattamento di integrazione salariale straordinario possono presentare domanda di concessione del trattamento ordinario, che sospende e sostituisce il trattamento di integrazione straordinario già in corso.
Cassa in deroga: come funziona
Esiste poi la Cassa integrazione in deroga (Cid): si tratta di uno strumento di politica passiva per quelle attività che non hanno i requisiti per accedere a Cigo e Cigs. Sono Regioni e Province autonome le autorità deputate a riconoscere i trattamenti di cassa integrazione salariale in deroga alle attività del settore privato, all’interno del quadro normativo nazionale.
Con il Cura Italia, è previsto il riconoscimento della cassa in deroga per tutte le aziende, anche sotto i 15 dipendenti, per un massimo di 9 settimane, e per le attività che hanno meno di 5 dipendenti, non è necessaria la consultazione delle parti sindacali. Tuttavia, rispetto alle altre forme di cassa si devono attendere i provvedimenti delle Giunte regionali.
Chi paga la cassa integrazione?
L’Inps eroga ai lavoratori la cassa integrazione, attingendo dai fondi costituiti dai contributi versati dalle aziende e dai lavoratori stessi durante la normale attività.
Per accedere agli ammortizzatori sociali, le aziende devono presentare una richiesta che deve essere accettata. Nonostante la semplificazione delle procedure, prima che l’iter sia concluso passerà del tempo: per evitare che i lavoratori restino senza alcuna forma di integrazione salariale per lunghi periodi, potrebbero essere coinvolti gli istituti di credito che potrebbero anticipare il pagamento.
Sui conti correnti dei lavoratori quindi dovrebbero essere accreditate le coperture degli ammortizzatori sociali direttamente dagli istituti di credito, a cui poi l’Inps verserà il corrispettivo. L‘ABI, Associazione Banche Italiane, ha presentato una proposta in tal senso. Serve ora, però, l’accordo che renda possibile l’anticipo della cassa integrazione d’emergenza così come prospettato.
Pensione e cassa integrazione
Pensione e cassa integrazione sembrerebbero non andare d’accordo. La prima, la pensione, si percepisce quando si raggiungono i requisiti per uscire dal mondo del lavoro. La cassa integrazione è, in tutte le sue declinazioni (ordinaria, straordinaria, in deroga), un ammortizzatore sociale: al lavoratore temporaneamente sospeso dal lavoro per volontà dell’azienda, viene garantito un reddito, che equivale ad una percentuale dello stipendio, versato dall’Inps. I periodi di cassa integrazione valgono per maturare il diritto alla pensione? E come funziona la contribuzione?
Ad oggi, i periodi di cassa integrazione sono considerati utili per maturare il diritto alla pensione, di qualunque tipo si tratti (vecchiaia o anticipata), sia per quanto riguarda il requisito anagrafico che per l’ammontare. Sono utili anche per il diritto e per la misura di tutte le altre prestazioni Inps. Un principio che vale per tutte le forme di cassa integrazione guadagni:
- ordinaria: ai lavoratori dipendenti da imprese industriali, esclusa l’edilizia;
- speciale: ai lavoratori dipendenti da imprese artigiane e industriali;
- straordinaria: ai lavoratori dipendenti da imprese del settore industriale che abbiano occupato mediamente più di 15 dipendenti; imprese del settore edile; aziende commerciali con più di 200 dipendenti; aziende di mensa e ristorazione.
Ma come è possibile che ad un lavoratore vengano accreditati mesi di lavoro e contributi senza che nessuno li versi? Qui entrano in scena i contributi figurativi.
Cassa integrazione: cosa sono i contributi figurativi
I contributi figurativi sono contributi “fittizi” (cioè non versati né dal datore di lavoro né dal lavoratore) che vengono accreditati dall’Inps sul conto assicurativo del lavoratore per periodi in cui si è verificata una interruzione o una riduzione dell’attività lavorativa e di conseguenza non c’è stato il versamento dei contributi obbligatori da parte del datore di lavoro. In pratica, si tratta di soldi pubblici, che vengono erogati attraverso l’Inps.
Come spiega una guida dell’Inps dedicata proprio ai contributi figurativi, la legge individua le ipotesi nelle quali possono essere accreditati, d’ufficio o su domanda del lavoratore, senza alcun costo per l’assicurato. Per chi è in cassa integrazione, i contributi figurativi vengono accreditati d’ufficio. Lo stesso vale per chi ha un contratto di solidarietà, per i lavoratori socialmente utili, per chi percepisce indennità di mobilità, disoccupazione. Deve invece fare domanda chi si assenta dal posto di lavoro per servizio militare, malattia e infortunio, donazione del sangue, congedo per maternità durante il rapporto di lavoro, riposi giornalieri, malattia del bambino, congedo per gravi motivi familiari, permesso retribuito ai sensi della legge 104/92 (handicap grave), congedo straordinario ai sensi della legge 388/2000 (handicap grave), periodi di aspettativa per lo svolgimento di funzioni pubbliche elettive o per l’assunzione di cariche sindacali.
Per avere diritto ai contributi figurativi è necessario avere versato almeno un contributo obbligatorio settimanale prima del periodo di disoccupazione, ovvero avere svolto, per almeno una settimana, un’attività lavorativa soggetta all’assicurazione previdenziale obbligatoria. Ma come si calcolano i contributi figurativi? Per chi è in cassa integrazione, sono determinati prendendo come riferimento la retribuzione utilizzata per il calcolo dell’integrazione salariale o dell’indennità di mobilità, che in linea di massima (ma per ogni caso specifico, ci sono variazioni) è l’80% della retribuzione persa. Su questo importo si applicano le aliquote di calcolo della contribuzione: il risultato sarà accreditato dall’Inps.
Restano esclusi da tutto questo i collaboratori occasionali, Partite Iva, lavoratori con contratti a progetto. Per loro, infatti, la sospensione dal lavoro per motivi di crisi aziendale non dà diritto agli ammortizzatori sociali: semplicemente, vengono lasciati a casa.
Pensione e cassa integrazione: il sistema dei contributi figurativi è sostenibile?
Secondo l’ultimo bilancio sociale dell’Inps, nel 2012 la spesa per i contributi figurativi per la Cassa integrazione è stata di 2,7 miliardi di euro – il 20,9% in più rispetto al 2011, e in forte crescita anche rispetto ai 2,5 miliardi del 2010. In totale, i contributi figurativi per cassa integrazione, mobilità e disoccupazione sono stati di 10,1 miliardi, in crescita del 21,4% rispetto al 2011.
Abbiamo già detto diverse volte che l’Inps non naviga in buone acque. Il risultato d’esercizio dell’Inps per il 2013 sarà negativo per 14,4 miliardi, e per il 2014 è atteso un rosso di altri 4,5 miliardi. Le ragioni sono molteplici, dall’incorporazione dell’Inpdap alle dinamiche demografiche, che vedono un aumento del numero di pensionati che percepiscono assegni di cifre importanti (grazie al calcolo retributivo); di contro, i lavoratori sono sempre meno e percepiscono stipendi bassi. In tutto questo, prestazioni a carico dell’Inps come la cassa integrazione continuano ad aumentare: nel primo trimestre del 2014, la cassa straordinaria è aumentata del 10,21%, secondo quanto riportato dall’Osservatorio della Cgil. E anche quando ci sono dei cali, gli esperti spiegano che il motivo è che le aziende chiudono, per cui non c’è più bisogno di sospendere o ridurre temporaneamente il lavoro.
Primo punto: in questo quadro, potrà l’Inps continuare a versare contributi figurativi? E fino a quando? Secondo punto, l’importo della contribuzione viene calcolato su una percentuale dello stipendio, che vuol dire che il montante contributivo, che è la base su cui calcolare la pensione, sarà più dimensionato rispetto a quello che sarebbe stato in caso di lavoro pieno, con effetti negativi sull’importo della pensione. Un cassaintegrato deve, dunque, preoccuparsi per la sua pensione? Come sempre, non c’è mai una risposta unica per tutti. L’importante è essere informati e consapevoli della propria situazione, per porre eventualmente rimedio in tempo.
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