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Consulenza assicurativa, le nuove sfide degli intermediari

Gli italiani? Sono come dei trapezisti che fanno le acrobazie sospesi in aria, senza rete. Il problema è che non sanno di non avere una protezione. Con questa metafora, il dott. Enrico La Pergola aveva spiegato perchè la consulenza assicurativa oggi è diventata, forse anche più che in passato, fondamentale.

Matematico, Consulente Assicurativo e Relatore IFA-IRSA-Assinform-Assinews con specifiche competenze nei rami Vita.LTC, previdenza e linea persone,  La Pergola non solo ha competenze tecniche, ma anche una lunga esperienza sul campo, che porterà nel seminario che terrà durante l’evento White Xplosion, l’incontro formativo di A1 Life che si terrà nel primo week-end di settembre.

«La consulenza – aveva detto La Pergola dal palco di Perugia, durante l’A1 Christmas Event – è una parola a volte abusata, ma fondamentale, perché fa la differenza».

Consulenza assicurativa: come cambia il lavoro dei professionisti

Negli ultimi anni, il ruolo dell’intermediario è cambiato. Non più solo un professionista che propone prodotti per migliorare il proprio tenore di vita, ma un vero e proprio esperto a cui spetta il compito di fare cultura assicurativa.

«Il welfare state, nato nel 1898 con Otto Von Bismark, era lo Stato mamma che ci proteggeva dalla culla alla tomba. Ora si sta disimpegnando».

Con la riforma Fornero, ad esempio, sul fronte previdenza, è stata creata stabilità a livello macroeconomico, ma i singoli lavoratori non potranno più contare su una pensione che consenta di mantenere inalterato il proprio stile di vita.

«Il sistema sanitario, poi, sarà solo per gli indigenti, mentre il ceto medio dovrà pagare ticket altissimi. Dobbiamo ormai renderci conto che il sistema del “tutto a tutti” non può più reggere, seppure straordinario sotto il profilo della ricchezza sociale».

Se a questo scenario aggiungiamo che 22 milioni di persone non hanno alcune copertura, né previdenziale né sanitaria, si capisce perché una buona consulenza assicurativa abbia una vera e propria valenza sociale.

Se le coperture Inps e Inail non sono sufficienti

Secondo il dott. La Pergola, il consulente deve fare prima di tutto cultura assicurativa. Sono pochi, infatti, gli italiani che sanno di non avere coperture in caso di infortuni o di andare incontro ad una pensione piuttosto magra.

«Che cosa può danneggiare la perdita dello stipendio? Un infortunio o una malattia grave, perché la capacità di mantenere inalterato il proprio reddito è legato all’integrità fisica. Ecco il momento di avere delle coperture vere: non per un raffreddore o per una storta, ma per i grandi eventi. Certo ci sono l’Inps o l’Inail. Ma chi sa quanto pagano e in quali casi?».

Se, ad esempio, si resta invalidi per un incidente avvenuto fuori dal lavoro con una percentuale di gravità inferiore al 66%, l’Inail non paga perchè l’infortunio è extraprofessionale, e neanche l’Inps, che inizia a versare dei contributi per invalidità superiore al 66%. E anche quando Inps e Inail pagano qualcosa, si tratta cifre irrisorie, che non possono garantire un tenore di vita sufficiente, perché spesso, con il percepito non si riesce a coprire neppure la spesa dell’assistenza sanitaria.

«Il dramma è che queste cose non si sanno. La gente si illude che ci siano Inail e Inps, che pur sono istituti nobili, ma quello che danno in termini pratici è molto meno del percepito. In pratica, la percezione dello stato sociale è molto alta, la reale copertura è molto bassa. E questo i consulenti devono farlo capire».

Di esempio in esempio, a Perugia, il dott. La Pergola in pochi minuti ha dimostrato come, con semplici calcoli, i consulenti di A1 possono fare analisi rapide ma precise sulle scoperture, per portare alla luce i problemi dei clienti, rendendoli coscienti e consapevoli di quale sia il loro grado di protezione.

Per approfondimenti, potrete incontrare il dott. La Pergola durante l’evento White Xplosion in programma il 6 e il 7 settembre.

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